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Pensioni di invalidità 2025, arrivano gli aumenti fino a 850 euro al mese, ecco per chi e i requisiti: tutte le cifre

Pubblicato il: 12/12/2024

Nel 2025 si prevedono significative modifiche in materia di pensioni di invalidità civile. Da un lato, tali trattamenti saranno soggetti a un adeguamento degli importi collegato all'aspettativa di vita, dall'altro verrà introdotto un nuovo strumento destinato a supportare gli anziani affetti da gravi disabilità.
Pertanto, sono previsti degli incrementi per gli invalidi, che oscilleranno tra 400 e 850 euro mensili, ma esclusivamente per coloro che risultano totalmente inabili a svolgere attività lavorative. Al contrario, per chi presenta una parziale inabilità, con una percentuale compresa tra il 74% e il 99%, gli aumenti saranno esigui e corrisponderanno solo a pochi euro al mese. Questo perché la rivalutazione per il prossimo anno prevede un incremento minimo dello 0,8%, comportando differenze trascurabili rispetto agli importi percepiti nel 2024.

Attualmente, la pensione di invalidità civile per chi ha una capacità lavorativa ridotta tra il 74% e il 99%, così come quella destinata agli inabili al 100%, è pari a 333,33 euro mensili. Tuttavia, le soglie di reddito per accedere a tali prestazioni sono differenti: per il primo caso è fissata a 5.725,46 euro all'anno, mentre per il secondo raggiunge 19.461,12 euro.
Gli stessi importi valgono anche per l’indennità di frequenza, concessa ai minori con difficoltà persistenti nello svolgimento delle attività tipiche della loro età, inclusi i minori ipoacusici. Anche in questo caso, l’importo è di 333,33 euro mensili (erogati per 12 mesi anziché 13), con un limite di reddito annuo pari a 5.725,46 euro.
Nel 2025, tali importi saranno rivalutati dello 0,8%, portando la pensione di invalidità civile a 336 euro mensili. Per quanto riguarda invece le nuove soglie di reddito, si attende la comunicazione ufficiale dell’INPS, poiché il meccanismo di adeguamento segue regole specifiche.

Esaminiamo ora i benefici per gli invalidi totali, ossia coloro che risultano incapaci di svolgere qualsiasi attività lavorativa. In tali casi, chi soddisfa specifici requisiti di reddito – nel 2024 il limite personale era di 9.555,65 euro, mentre quello coniugale di 16.502,98 euro – ha diritto al cosiddetto “incremento al milione” già a partire dal compimento dei 18 anni, come stabilito dalla Corte Costituzionale nella sentenza n. 152 del 2020.
Questa misura, introdotta dall’art. 38 della legge n. 448 del 2001, originariamente era riservata agli invalidi totali solo al compimento dei 60 anni. Tuttavia, i giudici costituzionali hanno ritenuto discriminatoria tale distinzione, affermando che “le minorazioni fisio-psichiche, tali da importare un’invalidità totale, non sono diverse nella fase anagrafica compresa tra i diciotto anni (ovvero quando sorge il diritto alla pensione di invalidità) e i cinquantanove, rispetto alla fase che consegue al raggiungimento del sessantesimo anno di età, poiché la limitazione discende, a monte, da una condizione patologica intrinseca e non dal fisiologico e sopravvenuto invecchiamento”.
Pertanto, l'incremento al milione viene riconosciuto fin dalla maggiore età per chi presenta un'invalidità al 100%. Nel 2025, l’importo sarà aggiornato aggiungendo una quota fissa di 136,44 euro alla pensione minima rivalutata, che raggiungerà 603,39 euro. Di conseguenza, l’importo complessivo salirà a 739,83 euro mensili, con un incremento pari a 403,83 euro rispetto al 2024.

Infine, una novità riguarda le persone con almeno 80 anni e bisogni assistenziali gravissimi, per le quali verrà introdotta nel 2025 una nuova misura integrativa dell’indennità di accompagnamento. Quest'ultima, attualmente pari a 531,76 euro mensili, subirà un lieve aumento di 1 o 2 euro, seguendo un sistema di rivalutazione parzialmente diverso.
Più precisamente, queste persone avranno diritto alla cosiddetta "Prestazione Universale", un’indennità di 850 euro mensili finalizzata a coprire i costi per servizi di assistenza. Tuttavia, per accedervi, sarà necessario un ISEE non superiore a 6.000 euro, e i criteri per la sua applicazione saranno stabiliti dal Ministero della Salute.


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