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Partite IVA, scattano i controlli dell’Agenzia Entrate sulle fatture tramite l’AI: ecco come funzionano e come difendersi

Pubblicato il: 05/05/2025

L’Agenzia delle Entrate ha da poco introdotto un nuovo modus operandi nei controlli fiscali, spostando l’attenzione dal valore economico delle fatture al linguaggio usato per descrivere ciò che viene acquistato. Non si tratta più di verificare semplicemente numeri o codici fiscali: ora il fulcro dell’analisi è il contenuto testuale della fattura, elemento che può determinare in automatico l’avvio di indagini fiscali più approfondite.

Verifiche automatizzate e AI: scattano i controlli sulle fatture elettroniche
Grazie all’integrazione di strumenti di intelligenza artificiale e sistemi avanzati di data analysis gestiti da Sogei, le fatture inviate digitalmente vengono ora esaminate in tempo reale. Il sistema effettua un confronto tra l’attività dichiarata dal contribuente e le informazioni riportate nella descrizione dell’acquisto. Se emerge una potenziale incoerenza tra ciò che è stato acquistato e il codice Ateco associato all’attività economica, viene generato automaticamente un alert.
L’obiettivo? Intercettare tempestivamente spese non riconducibili all’attività d’impresa. Perfino diciture vaghe o generiche come “servizi vari” o “collaborazioni esterne” possono far scattare verifiche, se non supportate da spiegazioni esaustive.

I contribuenti più esposti al rischio: microimprese e partite IVA
Il nuovo sistema di monitoraggio coinvolge, in particolare, chi gestisce la propria contabilità in modo semplificato o senza l’assistenza costante di un professionista: piccoli imprenditori, artigiani, freelance e studi individuali. Questi soggetti rappresentano la fascia più vulnerabile, poiché più frequentemente si verificano errori involontari o mancanze documentali.
In questo contesto, è essenziale modificare l’approccio alla documentazione fiscale: le fatture devono essere redatte con precisione terminologica, evitando l’impiego di termini generici e spiegando chiaramente quale sarà l’utilizzo del bene o servizio acquistato nell’ambito dell’attività.

Il principio di inerenza diventa digitale: la normativa alla base dei controlli
Il criterio giuridico su cui poggia questa evoluzione è l’inerenza, come stabilito dall’art. 109 del T.U.I.R.. Solo i costi direttamente collegati all’attività economica possono essere detratti o dedotti. Negli ultimi anni, la giurisprudenza ha adottato una visione sempre più rigida di questo principio e ora, con l’automazione, le interpretazioni soggettive lasciano spazio a valutazioni oggettive e algoritmiche.
Ciò significa che una spesa che non risulta pertinente con il codice Ateco dell’attività esercitata – per esempio l’acquisto di beni di lusso da parte di un’impresa edile – può essere immediatamente classificata come irregolare, con tutte le conseguenze del caso.

Conseguenze fiscali per chi sbaglia: dalle sanzioni agli accertamenti
Le anomalie rilevate possono portare a pesanti ripercussioni. Tra le principali sanzioni in caso di errori:

  • esclusione dell’IVA in detrazione e del costo ai fini della deducibilità;
  • sanzioni amministrative che possono arrivare fino al 180% dell’imposta non versata;
  • controlli più invasivi come accertamenti bancari, redditometri o ispezioni induttive.
L’emissione della fattura irregolare non è sufficiente a giustificare la detrazione: è il soggetto che registra e utilizza la fattura a risponderne fiscalmente.

Come adeguarsi: pratiche da adottare per evitare rischi
Per prevenire contestazioni, le imprese e i professionisti devono cambiare il modo in cui documentano le spese aziendali. Oltre a inserire descrizioni dettagliate in fattura, è buona norma allegare contratti, corrispondenza e documenti che provino l’utilità e la coerenza della spesa rispetto all’attività svolta.
Alcuni suggerimenti pratici:

  • evitare l’uso promiscuo di beni e servizi tra ambito personale e professionale;
  • mantenere separate le spese aziendali da quelle private;
  • aggiornare tempestivamente il proprio codice Ateco in caso di ampliamento dell’attività.

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