Written by 9:40 am Views: [tptn_views]

Lavoratori, hai diritto a un risarcimento se il datore di lavoro ti vieta di andare in bagno: nuova sentenza Cassazione

Pubblicato il: 17/05/2025

Quando un'azienda non garantisce condizioni lavorative dignitose, la legge non fa sconti. È quanto confermato dalla Corte di Cassazione con l’ordinanza n. 12504 del 2025, che ha respinto il ricorso di un’impresa condannata per aver violato i doveri previsti dall’art. 2087 del c.c..
Questa norma impone al datore di lavoro di prevenire, con ogni mezzo idoneo, i rischi per la salute fisica e psicologica dei lavoratori, tenendo conto delle specificità del contesto lavorativo e delle competenze tecniche acquisite nel tempo. Non si tratta solo di applicare ciò che la legge prevede espressamente, ma anche di intervenire laddove lo richiedano semplicemente il buon senso o le circostanze del caso concreto.

Il caso emblematico: diritti ignorati, dignità calpestata
Il caso ha riguardato un lavoratore che, durante il proprio turno, si è trovato nell’impossibilità di accedere ai servizi igienici poiché non aveva avuto l’autorizzazione del team leader, richiesta dalla rigida prassi aziendale. Di fronte all’urgenza, aveva attivato più volte il pulsante d’emergenza e si era rivolto anche ad altri responsabili, il tutto invano. Alla fine, costretto dalla necessità, ha lasciato il proprio posto autonomamente, senza però riuscire a evitare di bagnarsi.
Nonostante l’incidente particolarmente imbarazzante, il dipendente ha chiesto di potersi cambiare in infermeria, ma la richiesta è stata rifiutata. Solo durante la pausa ha potuto cambiarsi, ma in un corridoio, sotto gli occhi di colleghi e colleghe.

Le conseguenze giuridiche: risarcimento per danno alla dignità
I giudici di merito in primo e secondo grado hanno ritenuto evidente la violazione del dovere di tutela da parte dell’azienda, nonché la lesione della dignità personale del lavoratore. Da qui, la condanna a risarcire il dipendente con 5.000 euro per il danno non patrimoniale subito. Secondo i giudici di merito, infatti, “l'impellente necessità fisiologica del lavoratore” non aveva nulla di eccezionale. Anzi, la condotta dell’azienda denotava la carenza di un'adeguata organizzazione datoriale.
L’azienda ha avanzato ricorso in Cassazione, sostenendo che l’episodio fosse imprevedibile e non evitabile. Tuttavia, la Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, sottolineando che le contestazioni sollevate non riguardavano la corretta applicazione della legge, ma si limitavano a mettere in discussione la valutazione già compiuta dai giudici nei primi due gradi di giudizio.

Cosa insegna questa decisione
Il messaggio è chiaro: l’obbligo di garantire un ambiente lavorativo rispettoso e sicuro non può essere disatteso, nemmeno in situazioni apparentemente “imprevedibili”. La responsabilità datoriale non si limita all’adozione di regole astratte, ma richiede un’organizzazione concreta ed efficiente, capace di rispondere anche ai bisogni fisiologici dei dipendenti.
Per i datori di lavoro, questa sentenza rappresenta un campanello d’allarme: sottovalutare l’importanza della dignità sul posto di lavoro può avere conseguenze non solo etiche, ma anche economiche e legali.


Vai alla Fonte [mc4wp_form id="5878"]
Close