Pubblicato il: 04/06/2025
Purtroppo, però, oggi non sono rari i casi in cui società incaricate del recupero – pur previamente autorizzate alle attività di incasso, gestione e riscossione – adottano metodi aggressivi, invadenti o addirittura illeciti. È, dunque, fondamentale conoscere cosa può e non può fare una società di questo tipo e come tutelarsi in modo efficace.
In sintesi, chi fa recupero crediti e opera, quindi, per conto del creditore (anche finanziarie, gestori telefonici e così via) può:
- contattare il debitore via telefono, email o lettera, a patto che le modalità siano rispettose e non insistenti;
- spedire solleciti di pagamento e diffide, anche a mezzo raccomandata;
- proporre piani di rientro o rinegoziazione del debito;
- segnalare il mancato pagamento al creditore, che potrà agire in tribunale, ad esempio con decreto ingiuntivo.
- contattare terzi, come vicini, colleghi o parenti, rivelando informazioni sul debito;
- telefonare, sia al telefono fisso che al cellulare, insistentemente o a orari inopportuni, ad esempio la sera tardi, la domenica o nei giorni festivi;
- inviare SMS o messaggi preregistrati, senza dare possibilità di comunicare con un operatore;
- fare pressioni psicologiche, come ad esempio continui solleciti o contatti multipli al giorno;
- recarsi improvvisamente a casa o sul luogo di lavoro del debitore;
- inviare comunicazioni con toni minacciosi (ad esempio prefigurando il carcere in caso di mancato pagamento), allusivi o lesivi della dignità personale;
- simulare atti giudiziari, ad esempio inviando finte "intimazioni legali" prive di valore giuridico.
Infatti, non è la società di recupero a decidere in via definitiva la validità del credito; essa ha, invece, l'obbligo di astenersi da ulteriori azioni finché il credito non sia accertato o chiarito. Altrimenti, in caso di errore o pressione indebita, il debitore potrà denunciare la pratica commerciale scorretta all'AGCM o segnalare la violazione al Garante per la protezione dei dati personali.
Non solo. Ricordiamo anche che chi si occupa di recupero crediti non ha alcun potere esecutivo autonomo e – di conseguenza – non può pignorare beni, iscrivere ipoteche o avviare azioni giudiziarie, a meno che il compito non sia svolto da avvocati incaricati con apposito mandato.
In linea generale, i comportamenti sopra menzionati – qualora compiuti dalle società in oggetto – potranno configurare illeciti civili e penali tra cui ricordiamo, a titolo meramente esemplificativo, il reato di molestie, violazione della privacy oppure diffamazione.
Da parte sua, il debitore ha – quindi – il diritto di esigere trasparenza, correttezza e rispetto della legge vigente. In particolare, laddove emergano comportamenti scorretti, egli potrà richiedere la documentazione del credito; la società dovrà provare di essere legalmente incaricata e dettagliare origine, importo e data di quanto dovuto. Sarà possibile diffidare la società per iscritto, menzionando eventuali comportamenti illeciti e richiedendo l'immediata cessazione dei comportamenti abusivi. In particolare, la denuncia alle forze dell'ordine (Carabinieri, Polizia) sarà utile se si è vittima di illeciti penali, quali minacce o molestie.
Ecco perché si suggerisce, infine, di rivolgersi a uno sportello di assistenza per consumatori o a un avvocato, specializzato in diritto civile e bancario, per considerare l'opportunità di un'azione legale per contestare la legittimità del credito, opporsi a una vessazione quotidiana e farsi risarcire i danni. In questo modo sarà chiarito se si è davanti a un vero procedimento o solo a un tentativo scorretto di ottenere il pagamento con la forza dell'intimidazione.
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