Pubblicato il: 05/09/2025
L’idea di fondo è chiara: garantire ai giovani in formazione, studenti e neolaureati, la possibilità di accettare stage all’estero senza il timore di condizioni economiche penalizzanti. Allo stesso tempo, la norma mira a contrastare il fenomeno dei falsi tirocini, ancora molto diffuso, soprattutto in Italia, dove spesso queste esperienze vengono utilizzate per coprire forme di lavoro precario e sottopagato.
A portare avanti la proposta è l’eurodeputata spagnola Alicia Homs (Socialisti e Democratici), che ha denunciato l’attuale situazione come un vero e proprio “far west dei tirocini”. Secondo Homs, servono standard minimi comuni per evitare che i datori di lavoro continuino a sfruttare l’assenza di regole uniformi a scapito degli stagisti. L’obiettivo è assicurare una retribuzione minima per i tirocini in Europa e favorire la mobilità dei giovani lavoratori in formazione, che devono poter contare su diritti garantiti in tutto il territorio comunitario.
La Commissione Lavoro del Parlamento UE dovrebbe esaminare il testo entro il 23 settembre, con l’obiettivo di portare la proposta al voto dinanzi all’assemblea plenaria entro ottobre. Ad ogni modo, la volontà dell’UE è quella di affiancare questa disciplina alla direttiva sul salario minimo adeguato, approvata nel 2024, che fissa parametri generali per le retribuzioni negli Stati membri senza imporre una cifra unica.
Il caso italiano merita una riflessione a parte. Nel nostro Paese, infatti, non esiste un salario minimo legale, poiché la maggior parte dei rapporti di lavoro è disciplinata dai contratti collettivi nazionali di lavoro (CCNL).
I tirocini, però, non sono considerati veri e propri rapporti di lavoro, ma si configurano piuttosto come percorsi formativi e prevedono soltanto un rimborso spese, le cui cifre variano a livello regionale e oscillano tra i 300 e gli 800 euro al mese.
Non sono invece previsti diritti come ferie, malattia o straordinari e la durata – in teoria – dovrebbe essere limitata. Tuttavia, nella prassi molti datori di lavoro italiani utilizzano lo stage retribuito come strumento per ridurre i costi del personale, sfruttando soggetti sottopagati e totalmente privi di garanzie a livello contrattuale.
È chiaro, dunque, che l’eventuale introduzione di una direttiva europea sulle retribuzioni minime dei tirocini andrebbe a rafforzare la tutela dei tirocinanti e, al contempo, porterebbe a una maggiore armonizzazione normativa tra i Paesi dell’Unione.
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