Pubblicato il: 14/09/2025
La vicenda che ha portato alla pronuncia del Tribunale di Catania racconta di un figlio laureato in video design e filmmaking che, dopo aver conseguito il titolo di studio nel 2019, decide di intraprendere un percorso di specializzazione. Master universitario a Roma, corsi presso il Centro Sperimentale di Cinematografia e persino un'esperienza lavorativa a Milano: un investimento nella formazione che la madre quantifica in oltre 5.500 euro di spese straordinarie, da dividere equamente con l'ex coniuge. Ma il padre non ci sta e presenta opposizione, innescando una battaglia legale che si rivelerà illuminante per tutti i genitori separati.
Il punto centrale della controversia risiede proprio nella natura post-universitaria di questi investimenti formativi. Mentre le spese sostenute durante il percorso di laurea triennale rientravano pacificamente tra quelle straordinarie dovute, la prosecuzione degli studi oltre il titolo accademico apre scenari completamente diversi. Il padre aveva, infatti, contestato due atti di precetto per complessivi 5.586 euro, sostenendo che le spese richieste non potessero essere ricondotte alle tradizionali "spese di studio e di istruzione universitaria" previste dal decreto del 2017.
La linea sottile tra spese ordinarie e straordinarie secondo la Cassazione
La sentenza ha fatto chiarezza su una distinzione fondamentale, che spesso genera confusione tra i genitori separati. Il giudice ha richiamato il consolidato orientamento della Cassazione che divide nettamente le spese straordinarie in due categorie ben distinte. Da una parte troviamo gli esborsi destinati ai bisogni ordinari del figlio, quelli "certi nel loro costante e prevedibile ripetersi" che, pur mantenendo la qualifica di straordinari, possono essere richiesti direttamente in base al titolo originario, senza necessità di ulteriori accertamenti giudiziali.
Dall'altra parte si collocano le spese "imprevedibili e rilevanti" che, per la loro natura eccezionale, richiedono un'autonoma azione di accertamento. In questi casi il giudice deve verificare non solo l'adeguatezza della spesa in rapporto alle reali esigenze del figlio, ma anche la proporzione rispetto alle condizioni economiche del genitore.
Questa distinzione non è meramente tecnica, ma ha conseguenze pratiche enormi: mentre le prime possono essere immediatamente eseguite, le seconde devono passare attraverso un vaglio giudiziario che può ribaltare completamente le pretese economiche.
Questa distinzione non è meramente tecnica, ma ha conseguenze pratiche enormi: mentre le prime possono essere immediatamente eseguite, le seconde devono passare attraverso un vaglio giudiziario che può ribaltare completamente le pretese economiche.
La chiave di volta della decisione sta nel riconoscimento che le spese universitarie e quelle collegate alla condizione di studente fuorisede costituiscono spese straordinarie di tipo "routinario", essendo prevedibili e già sussistenti al momento dell'adozione del provvedimento giudiziario originario. Al contrario, le spese per la formazione post-universitaria non possono essere automaticamente equiparate a quelle universitarie in senso stretto.
La sentenza del Tribunale: quando il "no" costa 5.500 euro
L'applicazione pratica di questi principi ha portato a risultati clamorosi per il caso in questione. Il Tribunale ha deciso di annullare integralmente il primo precetto di 4.277 euro, relativo alle spese sostenute dopo la conclusione del percorso universitario. Tra queste figuravano canoni di affitto per la permanenza fuori sede, biglietti aerei e ferroviari per gli spostamenti, pernottamenti in strutture ricettive e persino accessori informatici necessari per la formazione specialistica.
Per il secondo precetto di 1.309 euro, l'annullamento è stato più selettivo, ma comunque significativo: è stata riconosciuta la legittimità solo per 58,32 euro, corrispondenti a spese odontoiatriche e a un volo Roma-Catania effettuato nell'estate 2019, presumibilmente ancora riconducibile al periodo di formazione universitaria. Il resto delle pretese è stato respinto, dimostrando come la tempistica e la documentazione giochino un ruolo fondamentale nella valutazione delle spese straordinarie.
Un aspetto particolarmente interessante della decisione riguarda la mancanza di documentazione contrattuale per le locazioni, che ha impedito di ricondurre i bonifici effettuati a canoni di affitto legittimi. Questo dettaglio sottolinea l'importanza di conservare sempre una documentazione completa e trasparente per ogni esborso che si intenda far riconoscere come spesa straordinaria. Il giudice ha, inoltre, considerato il pagamento parziale già effettuato dal padre durante il giudizio e la "particolarità della questione giurisprudenziale" per compensare le spese processuali, riconoscendo implicitamente la complessità interpretativa della materia relativa alle spese straordinarie per i figli maggiorenni.
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