Pubblicato il: 15/09/2025
Il via libera ufficiale è arrivato, appunto, in data 4 agosto 2025 e segna un passo importante nella lotta al riciclaggio e all’accumulo illecito di beni, specialmente da parte di organizzazioni criminali. Attraverso un sistema di raccolta e analisi automatizzata, Cerebro potrà attingere a un numero ampio di fonti, come registri pubblici, archivi catastali, banche dati fiscali e movimenti bancari.
Come funziona Cerebro
Il software è stato progettato per supportare indagini patrimoniali e finanziarie, oggi considerate indispensabili per contrastare sia la criminalità organizzata sia quella comune.
Grazie a un’integrazione tra banche dati pubbliche e fonti istituzionali, il sistema consentirà alle autorità di consultare e rielaborare informazioni su redditi, beni immobili, attività economiche e flussi di denaro.
Uno degli aspetti più rilevanti riguarda l’impiego del cosiddetto web scraping, ossia una tecnica che automatizza l'estrazione di dati da siti web tramite software o bot. Cerebro potrà, infatti, raccogliere in automatico dati presenti su piattaforme e archivi pubblici, ma sempre in maniera mirata e in base al codice fiscale della persona sotto indagine. Non si tratta, quindi, di una raccolta indiscriminata, ma di un monitoraggio subordinato a verifiche e controlli.
Privacy e garanzie per i cittadini
Il Garante ha precisato che i report generati dal sistema non avranno effetti diretti e immediati sul patrimonio degli individui coinvolti. Le eventuali misure – come sequestri o confische – rimarranno di competenza dell’Autorità giudiziaria, che potrà intervenire solo dopo un procedimento formale e con il pieno rispetto del contraddittorio.
Un “redditometro” di nuova generazione
Cerebro non si limiterà a “fotografare” lo status dei conti correnti e i beni registrati, ma avrà anche la capacità di confrontare redditi dichiarati e spese sostenute.
Per farlo, utilizzerà i dati statistici dell’ISTAT relativi a soglie di povertà, spese minime e consumi medi, parametrati a caratteristiche come composizione familiare, area geografica e tipo di Comune. In questo modo sarà possibile stimare il fabbisogno economico teorico di un nucleo familiare e confrontarlo con le disponibilità reali.
Si legge, infatti, nel documento del Garante che “[…] i «dati Istat» saranno riferiti alle “soglie di povertà assoluta” ed alle “spese minime”, laddove presenti e utilizzabili o, in alternativa, alle “spese medie mensili"». In particolare […] tali valori sono ottenuti […] attraverso una funzione di ricerca che consente di indirizzare la ricerca specificando in input il numero dei componenti del nucleo familiare, l’età, il territorio e la tipologia di Comune; il servizio dell’ISTAT restituirà in output i dati pertinenti ai parametri di ricerca inseriti, consentendo di ricollegare a ciascun individuo il valore delle predette «spese» con margini di errore minimi, fornendo quindi un criterio di massima garanzia per l’interessato”.
Questa funzione avvicina Cerebro a una sorta di “redditometro 2.0”, che sarà, dunque, particolarmente utile anche a evidenziare incongruenze significative tra i redditi dichiarati dai contribuenti e lo stile di vita effettivo.
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