Pubblicato il: 20/09/2025
La misura è stata introdotta dalla Legge di Bilancio 2025 ed è stata rinviata di un anno proprio per consentire agli uffici competenti di adeguare i sistemi informatici e le piattaforme di controllo necessarie.
Perché nasce questa misura
Il nuovo meccanismo rientra nella strategia di rafforzamento della lotta all’evasione fiscale. Finora, l’art. 48 bis delle disp. risc. imp. redditi consentiva, alla Pubblica Amministrazione, di sospendere i pagamenti dovuti alle imprese debitrici verso l’Erario per importi superiori a 5.000 euro. Con l’introduzione del nuovo comma 1-bis, questa possibilità viene estesa anche ai lavoratori e ai pensionati della PA.
In sostanza, ogni volta che lo Stato o un ente pubblico erogherà uno stipendio, una pensione o altre indennità, verrà effettuata una verifica. Se, all’esito, il beneficiario risulta inadempiente nei confronti del Fisco e supera le soglie fissate dalla legge, scatterà il blocco automatico.
Come funziona il blocco di stipendi e pensioni
Il sistema consta di due passaggi principali:
- verifica preventiva: la P.A. controllerà se il dipendente o pensionato beneficiario ha cartelle esattoriali o altri debiti fiscali pari o superiori a 5.000 euro;
- sospensione della quota: se la verifica dà esito positivo, una parte della retribuzione o della pensione verrà trattenuta e comunicata direttamente all’agente della riscossione.
Chi è interessato e chi no
Non tutti i lavoratori pubblici saranno coinvolti. La misura riguarda esclusivamente chi:
- percepisce un reddito da lavoro dipendente o da pensione superiore a 2.500 euro al mese;
- ha un debito fiscale complessivo oltre i 5.000 euro derivante da cartelle esattoriali, multe o altre pendenze con l’Erario.
Restano, dunque, esclusi coloro che guadagnano meno della soglia minima, che continueranno a percepire integralmente lo stipendio o la pensione. Va inoltre sottolineato che il blocco non riguarda solo la busta paga ordinaria, ma anche eventuali indennità legate al rapporto di lavoro, comprese quelle erogate in caso di licenziamento.
Secondo le stime ufficiali contenute nella relazione tecnica alla Legge di Bilancio, i contribuenti interessati da questa misura ammonterebbero a circa 250.000 tra dipendenti e pensionati pubblici.
L’impatto sulle casse dello Stato sarà significativo, con un recupero previsto di circa 36 milioni di euro già nel 2026 e un gettito stabile, a regime, che potrebbe arrivare fino a 90 milioni di euro l’anno.
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