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Congedo parentale, esteso fino ai 14 anni di età dei figli e raddoppiano i permessi per la loro malattia: ecco le novità

Pubblicato il: 23/10/2025

La bozza della Legge di Bilancio 2026 introduce una modifica sostanziale che interessa milioni di famiglie italiane: il congedo parentale potrà essere richiesto fino ai 14 anni del figlio, non più fino ai 12 come avviene attualmente. Si tratta di un'estensione di due anni, che amplia significativamente la finestra temporale entro cui i genitori lavoratori dipendenti possono scegliere di assentarsi dal lavoro per dedicarsi alla cura dei propri bambini.
Il congedo parentale rimane un periodo di astensione facoltativa, diverso quindi dal congedo obbligatorio di maternità o paternità, e spetta complessivamente per 10 mesi considerando entrambi i genitori. Questo limite può estendersi a 11 mesi qualora il padre decida di utilizzarne almeno 3, in modo continuativo o frazionato. La possibilità di fruire di questo beneficio fino all'adolescenza del figlio rappresenta un riconoscimento importante del fatto che le esigenze familiari non si esauriscono con la prima infanzia, ma accompagnano la crescita dei ragazzi anche durante gli anni della scuola media.
Dal punto di vista economico, va ricordato che – durante il congedo parentale ordinario – i lavoratori ricevono un'indennità pari al 30% della retribuzione media giornaliera, con l'eccezione dei primi 3 mesi che vengono coperti all'80% dello stipendio se utilizzati entro i primi sei anni di vita del bambino e dopo la conclusione del periodo di congedo obbligatorio. Questi mesi mantengono validità sia per l'anzianità di servizio che per il calcolo dei contributi figurativi.
Malattia dei figli: raddoppiano i giorni di permesso
Un'altra novità rilevante riguarda i permessi per assistere i figli malati. Attualmente ciascun genitore può assentarsi alternativamente dal lavoro per un massimo di 5 giorni all'anno, quando i bambini hanno un'età compresa tra i 3 e gli 8 anni. Con la nuova manovra, questi giorni diventano 10 all'anno e la fascia di età si estende notevolmente: i genitori potranno utilizzare questi permessi fino ai 14 anni del figlio, non più solo fino agli 8. Si tratta di un cambiamento che raddoppia letteralmente le possibilità di assistenza in caso di malattia e che tiene conto della realtà quotidiana delle famiglie, dove anche i ragazzi più grandi possono necessitare della presenza di un genitore durante periodi di malattia.
Nuove misure per le mamme lavoratrici e le famiglie numerose
Il pacchetto di interventi a sostegno della famiglia non si ferma all'ampliamento del congedo parentale e ai permessi per assistere i figli malati. La bozza della manovra prevede, infatti, una decontribuzione totale fino a 8mila euro per i datori di lavoro privati che assumono donne madri di almeno 3 figli minorenni, purché queste siano prive di un impiego regolarmente retribuito da almeno 6 mesi. L'esonero contributivo esclude premi e contributi assicurativi ed è pensato per incentivare l'ingresso o il rientro nel mercato del lavoro delle madri con famiglie numerose.
Parallelamente, viene introdotta una priorità nella trasformazione del contratto da tempo pieno a part-time per i genitori con almeno 3 figli conviventi, fino al compimento del decimo anno di età del più piccolo oppure senza limiti temporali in presenza di figli disabili. Il part-time può essere sia orizzontale che verticale, offrendo quindi diverse modalità di organizzazione dell'orario lavorativo.
Un'ulteriore novità interessa le sostituzioni temporanee: quando un'azienda assume qualcuno per rimpiazzare un lavoratore o una lavoratrice in congedo, il contratto a termine può essere prolungato per un periodo di affiancamento della persona sostituita, con una durata massima che arriva fino al primo anno di età del bambino.
Sostegno abitativo per i genitori separati
La manovra guarda anche alla realtà delle famiglie che affrontano una separazione o un divorzio. Viene stanziato un fondo di 20 milioni di euro all'anno, a partire dal 2026, per fornire un sostegno abitativo al genitore che deve lasciare la casa familiare di proprietà in seguito alla separazione. Il beneficio è rivolto specificamente ai genitori non assegnatari dell'abitazione familiare e spetta quando sono presenti figli fino al compimento dei 21 anni di età.
Si tratta di una misura che cerca di alleggerire le difficoltà economiche legate alla necessità di trovare una nuova sistemazione abitativa, una delle spese più gravose che chi affronta una separazione si trova a sostenere. Complessivamente, il Governo punta su questo insieme di misure per offrire un supporto concreto alla natalità e alle famiglie italiane, riconoscendo che la conciliazione tra vita lavorativa e vita privata richiede strumenti flessibili e un sistema di welfare capace di adattarsi alle diverse fasi della vita familiare e alle molteplici configurazioni che le famiglie possono assumere.


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