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Google e Epic trovano un accordo storico: Android apre alle app alternative

(Adnkronos) – A sorpresa, il caso Epic Games vs Google non finirà con una sentenza della Corte Suprema: i due colossi hanno raggiunto un accordo che potrebbe cambiare per sempre il modo in cui installiamo app e paghiamo sui nostri smartphone Android. Meno commissioni, più libertà per gli sviluppatori e, soprattutto, la fine delle barriere che per anni hanno reso Google Play l’unico vero punto d’accesso. Se approvato dal giudice, Android si prepara a diventare davvero “aperto”, in tutto il mondo, fino al 2032. Quando ormai sembrava tutto pronto per l’ultimo round legale tra Epic e Google, destinato a un epilogo in Corte Suprema, è arrivato il colpo di scena: le due aziende hanno deciso di chiudere la disputa con un accordo extragiudiziale, depositato martedì sera. Una mossa che cambia completamente la prospettiva. Non più un compromesso limitato agli Stati Uniti e con durata triennale — come stabiliva la precedente ingiunzione — ma un piano che, se approvato dal giudice James Donato, potrà avere effetti globali e durare fino a giugno 2032. Google propone un taglio delle fee. La commissione standard scende al 20% o al 9%, a seconda del tipo di transazione. Un ribaltamento profondo rispetto al classico 30% che da anni dominava l’ecosistema mobile. La novità più significativa, però, riguarda Android stesso: nella prossima versione del sistema operativo arriverà un programma dedicato ai negozi alternativi, i quali potranno registrarsi come Registered App Stores e diventare installabili facilmente dagli utenti. Non più schermate di avviso, non più frizioni progettate per scoraggiare il sideloading. Una singola schermata, con linguaggio neutro, e il nuovo store potrà essere installato e gestire app come fa Google Play. Epic ottiene quello che inseguiva da anni: i pagamenti alternativi saranno mostrati nelle app accanto a Google Play Billing, non più nascosti o penalizzati. Gli sviluppatori potranno persino offrire prezzi più bassi a chi sceglie metodi esterni. Google, però, non rinuncia del tutto alle fee. Anche se l’utente paga con un sistema alternativo, la piattaforma potrà applicare una commissione sul servizio. Eppure, secondo un portavoce, se il pagamento avviene tramite un metodo esterno scelto dall’utente, non viene applicata alcuna fee di billing. Il messaggio implicito è chiaro: Google vuole restare nell’equazione, ma non può più imporre un percorso unico. L’accordo conserva anche le limitazioni già imposte a Google: stop ai pagamenti “di incentivazione” per ottenere esclusività, fine delle restrizioni che impedivano agli sviluppatori di comunicare con i propri utenti al di fuori del Play Store. E questa volta non sarà solo una vittoria americana. Il documento depositato in tribunale è esplicito: il nuovo modello di Android sarà globale. È il punto che Epic ha sempre sottolineato: se le alternative non raggiungono una massa critica internazionale, non possono competere alla pari con un colosso come Google Play. Google ed Epic discuteranno il testo dell’accordo davanti al giudice giovedì 6 novembre. Se approvato, l’effetto non si limiterà ad Android: un taglio delle fee e la libertà di installare app store alternativi potrebbero esercitare una pressione enorme su Apple, Sony, Microsoft, Nintendo e Valve. Per la prima volta, dopo anni di battaglie a colpi di antitrust, sembra concretizzarsi ciò che Epic ripete dal 2020: concorrenza vera. 
—tecnologiawebinfo@adnkronos.com (Web Info)

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