Pubblicato il: 18/11/2025
La recente ordinanza n. 29760 del 13 novembre 2025 della Corte di Cassazione, generata da un episodio verificatosi sulla scalinata di Trinità dei Monti a Roma, chiarisce come la prevedibilità del pericolo possa prevalere sulle aspettative risarcitorie. Analizziamo nel dettaglio la dinamica dell’incidente, il quadro giuridico, la decisione della Cassazione e gli effetti che ne derivano.
Caduta su scala monumentale e responsabilità civile: cosa stabilisce la legge
Quando si discute di responsabilità da cosa in custodia, l'art. 2051 c.c. prevede che il custode risponda dei danni causati dal bene, salvo il caso fortuito. Tale eccezione, tuttavia, è tutt'altro che marginale, perché permette all’ente pubblico di essere esonerato ogni volta in cui il rischio era del tutto prevedibile e superabile con la normale diligenza. Inoltre, quando l’incidente avviene su una scala storica, il principio diventa ancora più incisivo. Un monumento non può essere reso uniforme come una struttura contemporanea.
I materiali sono antichi, l’usura è fisiologica e l’intervento del custode è inevitabilmente limitato dai vincoli di tutela. Di conseguenza, la responsabilità dell’utente aumenta parallelamente e l’obbligo di prestare maggiore attenzione diventa centrale.
Caduta sulle scale a Trinità dei Monti: il caso
La vicenda prende forma quando una donna, mentre scendeva la prima rampa della scalinata settecentesca, ha perso l’equilibrio per via di un gradino che riteneva disconnesso. L’infortunio ha avuto conseguenze pesanti: lussazione al gomito sinistro, intervento chirurgico, mesi di riabilitazione e postumi permanenti. Da qui la richiesta di un risarcimento di quasi 130mila euro, motivata dalla presunta mancanza di manutenzione e dalla scivolosità della pavimentazione.
Il Comune di Roma, però, ha risposto sostenendo che un bene monumentale non può essere trattato come un marciapiede moderno. Inoltre, al momento della caduta, le condizioni erano ottimali: giornata soleggiata, visibilità perfetta e nessuna pioggia. Quindi, non c’erano insidie nascoste, ma solo la configurazione tipica di una scalinata antica.
Perché la Cassazione ha confermato il rigetto del risarcimento
La Suprema Corte ha accolto integralmente la linea difensiva dell’amministrazione comunale. La motivazione risiede in un ragionamento tanto logico quanto giuridicamente solido. Una scala monumentale è un elemento statico, privo di dinamismo; è l’utente che interagisce con essa e non viceversa. Se la superficie è irregolare, consumata o leggermente disconnessa, la visibilità del rischio è elevata e, di conseguenza, anche il dovere di cautela diventa più intenso. La Cassazione ha chiarito che, quanto più un pericolo è evidente, tanto più la distrazione dell’utente può interrompere il nesso causale tra la cosa e il danno.
Pertanto, l’incidente è stato attribuito esclusivamente alla condotta disattenta della donna, nonostante il contesto suggestivo e la presenza di materiali antichi. L’amministrazione non può essere chiamata a rispondere di ciò che rientra nella naturale conformazione di un monumento del XVIII secolo.
L’assenza di prove e la conoscenza del luogo: un fattore decisivo
Oltre al profilo giuridico, un altro elemento ha inciso pesantemente sull’esito della causa. La donna non ha fornito fotografie del punto specifico della caduta, né ha indicato con precisione quale gradino fosse responsabile dell’incidente. E tale lacuna ha reso impossibile dimostrare l’esistenza di una reale insidia.
Inoltre, è emerso che conosceva bene la scalinata, proprio perché vi era già passata più volte. Tale circostanza ha portato i giudici a ritenere che fosse pienamente consapevole delle sue caratteristiche. In un luogo frequentato, illuminato e privo di ostacoli alla visuale, un incidente come quello rientra nella sfera della responsabilità personale. La prevedibilità del rischio ha avuto un peso determinante sia sul piano probatorio sia su quello logico.
Scale storiche e dovere di autoconservazione: il principio generale
Il messaggio della Cassazione supera i confini della scalinata romana e assume un significato più ampio e generale. Le scale storiche, proprio perché irregolari e consumate dal tempo, richiedono una cautela superiore. Non è realistico aspettarsi che un bene vincolato sia perfettamente uniforme come una struttura moderna.
Inoltre, chi decide di attraversare un’area monumentale accetta implicitamente le sue caratteristiche. Di conseguenza, il principio vale per centri storici, percorsi archeologici, gradinate artistiche e qualunque luogo sottoposto a tutela. Il cittadino deve adattare il proprio comportamento al contesto che attraversa, perché le antiche superfici sono parte integrante dell’identità culturale e non possono essere rese sicure secondo standard moderni.
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