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Niente tasse per lavoratori e pensionati, esenzione Irpef per chi ha un reddito sotto i 15mila euro: nuova proposta

Pubblicato il: 19/11/2025

Le opposizioni hanno messo nero su bianco una delle misure più ambiziose per la Manovra 2026: innalzare drasticamente la soglia della no tax area, portandola dagli attuali 8.500 euro a ben 15mila euro annui. Si tratta di un incremento significativo che interesserebbe esclusivamente lavoratori dipendenti e pensionati, lasciando fuori dalla misura i lavoratori autonomi. La proposta avrebbe una durata limitata nel tempo, coprendo il triennio che va dal 2026 al 2028, configurandosi quindi come un intervento temporaneo per dare ossigeno alle fasce di reddito più basse, in un momento economico particolarmente complesso.
Il meccanismo è apparentemente semplice, ma dalle conseguenze rilevanti: chi percepisce un reddito fino a 15mila euro lordi all'anno non pagherebbe un solo euro di Irpef. Ma i benefici non si fermerebbero qui. Anche chi guadagna di più vedrebbe ridursi sensibilmente il proprio carico fiscale, perché l'imposta verrebbe calcolata solo sulla parte di reddito che supera i 15mila euro.
Facciamo un esempio concreto: un lavoratore che oggi dichiara 25mila euro lordi calcola l'Irpef su 16.500 euro (ovvero 25mila meno gli 8.500 della no tax area attuale). Con la nuova proposta, invece, l'imposta verrebbe calcolata solo su 10mila euro, generando un risparmio fiscale consistente. Questo vantaggio progressivo si assottiglia man mano che il reddito sale, fino ad azzerarsi completamente per chi dichiara 60mila euro annui o più. Sopra questa soglia, infatti, la riforma non produrrebbe alcun beneficio.
Il conto per lo Stato e come coprire i costi
Una misura di questa portata ha, naturalmente, un prezzo molto elevato per le finanze pubbliche. Le opposizioni stimano un costo complessivo di 12 miliardi di euro nel triennio, circa 4 miliardi all'anno. Si tratta di una cifra significativa che richiede una copertura finanziaria dettagliata e credibile. La proposta presentata da Pd, M5s, Avs e Italia Viva prevede di reperire queste risorse attraverso due canali principali. Il primo canale riguarda tagli alla spesa pubblica per 1,5 miliardi di euro all'anno, con una clausola importante: questi tagli non dovrebbero toccare settori strategici come welfare, sanità, istruzione, università, ricerca, stipendi pubblici, pensioni, enti territoriali, ambiente e il meccanismo del 5 per mille. Si tratta quindi di risparmi da individuare in altre voci di bilancio, un'operazione che richiederebbe un'analisi approfondita della spesa dello Stato.
La parte rimanente del finanziamento, pari a 2,5 miliardi di euro all'anno, dovrebbe invece provenire da due fonti specifiche: il potenziamento della lotta all'evasione fiscale e l'eliminazione dei cosiddetti sussidi ambientalmente dannosi. Questi ultimi sono incentivi e agevolazioni che favoriscono attività o consumi che danneggiano l'ambiente, la cui rimozione è da tempo sollecitata da organizzazioni ambientaliste e da parte del mondo scientifico. La scommessa delle opposizioni è che, intensificando i controlli fiscali e rimuovendo questi sussidi, sia possibile recuperare risorse sufficienti senza gravare ulteriormente sui contribuenti onesti.
Salario minimo e altre riforme: il pacchetto completo delle opposizioni
La no tax area non è l'unica proposta su cui le opposizioni hanno trovato un'intesa. Il pacchetto di emendamenti alla Manovra 2026 include, infatti, il ritorno del salario minimo a 9 euro lordi l'ora, una misura già bocciata dal centrodestra negli anni precedenti, ma che costituisce un cavallo di battaglia per le forze progressiste. L'emendamento riprende sostanzialmente la proposta di legge presentata nel 2024 e prevede un sistema articolato. Il tetto minimo di 9 euro lordi l'ora si applicherebbe a tutte le tipologie contrattuali, dai dipendenti a tempo indeterminato ai collaboratori, purché esista un contratto formale. Fanno eccezione i lavoratori domestici, per i quali si chiede al Ministero del Lavoro di stabilire separatamente un trattamento economico minimo.
La proposta punta inoltre a incentivare l'aumento degli stipendi attraverso la contrattazione collettiva, premiando i contratti collettivi nazionali firmati dalle sigle più rappresentative, ma garantendo comunque una tutela anche a quei lavoratori che non rientrano in alcun CCNL. Un elemento innovativo è l'istituzione di una commissione permanente, composta da rappresentanti governativi, esperti di Inps e Istat, sindacati e associazioni datoriali, con il compito di valutare annualmente l'adeguatezza dell'importo del salario minimo e proporre eventuali aggiornamenti in base all'andamento del costo della vita e dell'inflazione.
Dall'Albania alla Sanità: le altre misure sul Tavolo
Il ventaglio di proposte presentate dalle opposizioni copre numerosi ambiti della vita sociale ed economica del Paese. Tra le misure più significative figura la richiesta di compensare gli effetti del drenaggio fiscale, adeguando gli scaglioni dell'Irpef e delle altre imposte in base all'aumento dell'inflazione, per evitare che i contribuenti vengano progressivamente penalizzati dall'erosione del potere d'acquisto. C'è poi la riproposizione di Opzione Donna con le vecchie regole, quelle più inclusive precedenti alle restrizioni introdotte dal governo Meloni, il congelamento dell'età pensionabile per i lavoratori del comparto sicurezza e l'aumento dell'Assegno Unico di 70 euro al mese per le famiglie con Isee sotto i 25mila euro.
Sul fronte sanitario, le opposizioni chiedono un incremento dei fondi destinati alla sanità pubblica con l'obiettivo di raggiungere il 7,5% del PIL, risorse da utilizzare principalmente per assumere nuovo personale e ridurre le liste d'attesa. Significativa anche la richiesta di cancellare il protocollo sui centri migranti in Albania, dirottando i fondi risparmiati verso l'aumento delle unità di personale delle forze dell'ordine e il miglioramento dell'illuminazione pubblica per garantire maggiore sicurezza nelle città. Completano il quadro la soppressione delle limitazioni all'autonomia scolastica, incentivi per la transizione 4.0 delle imprese, la cancellazione dei tagli alle supplenze brevi nella scuola, misure per stabilizzare i precari del settore giustizia e per migliorare le condizioni di professori e ricercatori universitari, oltre a una start tax dedicata ai giovani per favorire l'imprenditorialità giovanile.
I capigruppo al Senato di Pd, M5s, Avs e Italia Viva hanno definito i sedici emendamenti depositati un "segnale concreto di convergenza sui principali nodi economici e sociali del Paese", sottolineando come le opposizioni siano in grado di costruire una proposta comune su scelte decisive per il futuro dell'Italia. Alla Camera si unirà anche +Europa, mentre resta fuori Azione di Carlo Calenda, che ha scelto di proseguire in autonomia con 96 emendamenti propri. La sfida, ora, è vedere quante di queste proposte riusciranno a trovare spazio nella Manovra definitiva.


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