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Dipendenti pubblici, in arrivo aumenti in busta paga fino a 184 euro, ecco le cifre a seconda della categoria: le novità

Pubblicato il: 21/11/2025

Dipendenti pubblici al centro di una nuova stagione di incrementi retributivi, con aumenti che potrebbero variare tra 52 e 184 euro al mese a seconda del comparto. Il governo ha deciso di accelerare una partita complessa ma decisiva, anticipando i tempi dei rinnovi contrattuali e impostando un percorso più ordinato rispetto al passato. La ragione non è da sottovalutare: dopo anni di contratti chiusi in ritardo, occorre riportare stabilità, prevedibilità e coerenza nella gestione della macchina statale. Inoltre, la programmazione del triennio 2025-2027 parte con risorse già quantificate e una volontà politica esplicita di chiudere entro l’anno.

La trattativa non è ancora cominciata, ma il percorso è già deciso. Dopo un decennio di rinnovi contrattuali arrivati fuori tempo massimo, il governo prova a rimettere ordine aprendo in anticipo il dossier più sensibile del pubblico impiego: gli stipendi. A dicembre partiranno i tavoli sulle Funzioni centrali per il triennio 2025-2027, con una scansione delle risorse già definita e un obiettivo politico altrettanto netto: chiudere entro l’anno e riportare i contratti nella normalità amministrativa.

Aumenti stipendi dipendenti pubblici 2025-2027: da 52 a 158 euro per Inps, Inail, Ministeri e agenzie fiscali

Il primo fronte ad aprirsi riguarda i circa 200 mila dipendenti pubblici delle Funzioni centrali, cioè personale dei Ministeri, delle agenzie fiscali e degli enti pubblici come Inps e Inail. Qui si concentra l’avvio della trattativa, anche perché l’atto di indirizzo predisposto dal ministro Paolo Zangrillo assegna all’Aran una rotta precisa e un budget complessivo di quasi dieci miliardi per l’intero pacchetto dei rinnovi.

Gli incrementi di stipendio previsti seguono una progressione scandita anno per anno, così da distribuire meglio l’incidenza sulla finanza pubblica e rendere, allo stesso tempo, più graduale l’adeguamento salariale. L’aumento complessivo a regime sarà di 158 euro lordi al mese, ma con un percorso articolato nel triennio:

  • 52 euro nel 2025;
  • 105 euro nel 2026;
  • 158 euro nel 2027.
La crescita corrisponde a un aumento del 5,4% in tre anni, percentuale calibrata sulle previsioni inflattive e pensata per contenere la continua erosione del potere d’acquisto che, negli ultimi anni, ha inciso profondamente sulle retribuzioni del pubblico impiego. È un passaggio che segna una discontinuità rispetto a un decennio caratterizzato da vincoli di bilancio particolarmente stringenti, durante il quale molte categorie hanno visto congelare o ritardare gli adeguamenti stipendiali.

Tutti gli aumenti di stipendio previsti: settore per settore, chi guadagnerà di più

La scansione dei tavoli negoziali è già stata definita, al fine di delineare un quadro piuttosto completo delle prospettive salariali dei vari comparti. Dopo le Funzioni centrali, a gennaio partirà il confronto sulla sanità, seguito dagli enti locali e dal settore istruzione e ricerca. Il percorso, dunque, coprirà gradualmente tutto l’universo del pubblico impiego.

Ecco gli aumenti previsti per ciascuna categoria di dipendenti pubblici:

  • sanità: incremento fino a 184 euro lordi al mese entro il 2027;
  • enti locali: circa 150 euro a regime per i dipendenti comunali entro il 2027;
  • scuola: 104 euro per il personale Ata, 142,80 euro per i docenti e 229 euro per i ricercatori.
Il comparto sanitario registra l’incremento più consistente dopo la ricerca, anche in risposta alle esigenze emerse negli ultimi anni e alla crescente pressione sui servizi territoriali e ospedalieri. Gli enti locali, invece, attendono un adeguamento che mira a colmare, almeno in parte, il ritardo retributivo derivante dai cicli negoziali precedenti.

Nel settore dell’istruzione, infine, la ripartizione degli aumenti riflette una precisa scelta di valorizzazione delle professionalità tecnico-scientifiche, considerate strategiche per rafforzare la competitività della ricerca italiana nel contesto europeo.

Aumenti e inflazione: perché il potere d’acquisto continuerà a scendere

Nonostante l’impegno finanziario e la volontà di avviare i negoziati con anticipo, l'ostacolo principale è rappresentato dall’inflazione. Il biennio 2022-2023 ha registrato un più 13,8 per cento, mentre le stime Eurostat indicano che l’intero quinquennio 2022-2027 supererà il 20 per cento. Ciò significa che nessuno degli incrementi previsti sarà in grado di colmare pienamente la perdita di potere d’acquisto accumulata finora.

È un punto che invita a riflettere, perché da tempo rappresenta il principale terreno di scontro con i sindacati. Negli ultimi rinnovi, le organizzazioni sindacali hanno criticato la scarsità delle risorse, ritenute insufficienti a compensare l’impennata del costo della vita. Il problema, però, è strutturale: ampliare i fondi richiederebbe coperture certe e immediate, difficili da reperire per un governo impegnato a uscire, entro il 2025, dalla procedura europea per deficit eccessivo.

Ma la vera sfida non sarà soltanto quella di adeguare gli stipendi dei dipendenti pubblici, bensì anche rendere l’intero sistema più moderno, attrattivo e sostenibile, così da trattenere competenze qualificate e rispondere più rapidamente alle esigenze dei cittadini.

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