Pubblicato il: 21/11/2025
Quando il testo della Manovra 2026 è approdato in Senato, sembrava tutto già deciso. L'unica forma di pensionamento anticipato prorogata era l'Ape Sociale, mentre strumenti come Quota 103 e Opzione Donna risultavano completamente assenti dal documento governativo. Una scelta che avrebbe lasciato migliaia di lavoratori senza alternative concrete per anticipare l'uscita dal mondo del lavoro, rispetto ai canonici 67 anni previsti dalla pensione di vecchiaia. Tuttavia, il dibattito parlamentare ha rapidamente preso una direzione inaspettata. La pressione politica si è fatta sentire in modo trasversale, coinvolgendo sia i partiti di maggioranza sia quelli di opposizione.
Tra i quasi seimila emendamenti presentati alla Commissione Bilancio, spiccano proprio quelli dedicati alla proroga di queste due misure. La Lega si è fatta promotrice dell'iniziativa, ma il consenso va ben oltre i confini del Carroccio, abbracciando forze politiche molto diverse tra loro, da Forza Italia al Partito Democratico, passando per Verdi-Sinistra e Italia Viva.
Quota 103: come funziona e perché piace ai lavoratori
Nata nel 2023 come naturale evoluzione di Quota 102 e della più famosa Quota 100, Quota 103 rappresenta una via di fuga anticipata per chi non vuole aspettare l'età pensionabile standard. Per richiederla, occorre aver maturato 41 anni di contributi e aver compiuto 62 anni di età. Secondo la normativa attualmente vigente, questi due requisiti devono essere raggiunti entro il 31 dicembre 2025, termine oltre il quale la misura cesserebbe di esistere se non intervenisse una proroga.
Per rendere la permanenza al lavoro più attraente anche per chi ha già i requisiti, nel 2024 è stato introdotto il cosiddetto bonus Maroni, ribattezzato poi bonus Giorgetti nella versione 2025. Il funzionamento prevede che il lavoratore – il quale rinuncia alla pensione anticipata – riceva in busta paga un importo maggiorato, derivante dal mancato versamento della quota contributiva normalmente trattenuta a carico del dipendente. Si tratta di un incentivo economico immediato che fa gola a molti, ma che nasconde un'insidia non trascurabile. Non versare contributi significa, infatti, ridurre il montante su cui verrà calcolata la pensione futura: si guadagna qualcosa oggi, ma si potrebbe perdere domani. Una scelta che richiede un'attenta valutazione della propria situazione personale e delle prospettive previdenziali.
Opzione Donna e il nodo delle coperture finanziarie
Parallelamente a Quota 103, anche Opzione Donna è tornata al centro del dibattito. Questo strumento, riservato alle lavoratrici con almeno 35 anni di contributi e 61 anni di età, ha subìto negli ultimi anni continue restrizioni, che ne hanno ridotto drasticamente il numero di beneficiarie. In un Paese come l'Italia, che registra uno dei tassi di occupazione femminile più bassi d'Europa, il tema è particolarmente sensibile e ha catalizzato un consenso politico ampio e trasversale. Forza Italia ha già garantito il proprio appoggio convinto, al fianco della Lega, mentre anche le opposizioni spingono per il ripristino della misura.
Tuttavia, l'ostacolo principale non è di natura politica ma economica. Il Ministro dell'Economia Giorgetti ha ribadito che l'Italia deve uscire dalla procedura europea per deficit eccessivo entro il 2025, e questo vincolo impone una disciplina ferrea sui conti pubblici. Ogni nuovo intervento richiede una copertura finanziaria precisa, e per inserire una misura bisogna inevitabilmente tagliarne un'altra. La proposta avanzata dalla Lega prevede un aumento dell'Irap per banche e assicurazioni, una soluzione che – secondo i tecnici del partito – garantirebbe un gettito di circa 3,4 miliardi di euro nel triennio. Tuttavia, questa ipotesi ha già suscitato forti perplessità, rischiando di compromettere gli equilibri faticosamente raggiunti con il settore finanziario.
Sindacati critici e vertice di maggioranza decisivo
La questione previdenziale non riguarda soltanto i numeri di bilancio, ma tocca direttamente la vita di migliaia di lavoratori che si trovano a pochi passi dalla pensione e devono decidere quale strada percorrere. Non a caso, anche i sindacati hanno espresso una posizione critica nei confronti della prima versione della Manovra. Daniela Fumarola, segretaria generale della Cisl, ha sottolineato come nella Legge di Bilancio "ci sono criticità", auspicando più risorse per scuola, università, ricerca e non autosufficienza, oltre a una riforma strutturale della previdenza che garantisca maggiore equità e flessibilità. Secondo Fumarola, cancellare Opzione Donna o innalzare i requisiti per la pensione rappresenta un "colpo di mano", che penalizza proprio le categorie più fragili del mercato del lavoro.
Sul fronte strettamente politico, la Lega ha alzato ulteriormente il tiro, presentando un emendamento che mira a bloccare totalmente l'aumento dell'età pensionabile legato alla speranza di vita, previsto dalla riforma Fornero per il biennio 2027-2028. Il Ministero dell'Economia aveva già proposto una soluzione graduale, con un incremento di un mese nel 2027 e di due mesi nel 2028, ma il Carroccio punta ad azzerare completamente questa modifica. La partita si giocherà nel vertice di maggioranza, dove Meloni, Salvini, Tajani e Lupi dovranno trovare un punto di equilibrio tra le diverse istanze politiche e i vincoli di bilancio. Nel percorso parlamentare le sorprese non sono escluse, ma una cosa è certa: Quota 103 e Opzione Donna sono tornate al centro della scena e potrebbero davvero ritagliarsi uno spazio nella versione definitiva della Manovra 2026.
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