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Agenti AI, nuovi passi avanti della Cina con lo standard MCP

Le principali aziende tecnologiche cinesi, da Ant Group a Baidu passando per Alibaba Cloud, stanno spingendo sull’adozione dello standard MCP (Model Context Protocol), un’infrastruttura capace di trasformare gli assistenti AI in veri e propri “agenti digitali”. Non più semplici chatbot che rispondono a domande, ma sistemi autonomi in grado di prenotare appuntamenti, eseguire pagamenti e interagire con servizi e piattaforme in nome e per conto dell’utente.

MCP è stato presentato per la prima volta da Anthropic nel novembre 2024 come una sorta di “porta USB-C per l’intelligenza artificiale”, in grado di connettere gli agenti AI con repository, strumenti aziendali e ambienti digitali complessi. L’obiettivo: permettere a questi sistemi di interagire con il mondo digitale in maniera dinamica e personalizzata.

Ant Group ha già introdotto un server MCP per gestire pagamenti tramite Alipay, consentendo operazioni in linguaggio naturale. Alibaba ha integrato oltre 1.000 servizi nel suo marketplace ModelScope, mentre Baidu ha confermato il supporto allo standard come base per “casi d’uso abbondanti” legati all’AI.

La Cina sembra puntare con decisione sul paradigma degli AI agent come evoluzione concreta rispetto ai chatbot e ai modelli linguistici di grandi dimensioni (LLM). Secondo Red Xiao Hong, CEO di Butterfly Effect, questi agenti rappresentano un salto di qualità, grazie alla loro capacità di osservare l’ambiente, raccogliere feedback e adattarsi in tempo reale.

Tuttavia, non mancano le incognite. Sul piano tecnico, integrare l’MCP con sistemi eterogenei non sarà semplice. Inoltre, la gestione della privacy, della sicurezza e delle normative sarà cruciale, soprattutto in un contesto in cui gli agenti gestiscono dati sensibili e compiono azioni autonome. C’è poi la concorrenza internazionale: Google, Microsoft e OpenAI potrebbero spingere standard alternativi.

L’adozione dell’MCP in Cina si presenta quindi come una mossa strategica: se dovesse consolidarsi, potrebbe garantire alle big tech cinesi un vantaggio competitivo nella corsa all’AI applicata, spingendo verso un’era in cui gli assistenti non solo parlano, ma agiscono davvero.

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