Pubblicato il: 01/07/2025
Secondo le stime, saranno oltre 50.000 i contribuenti che riceveranno le lettere di compliance del Fisco. Come abbiamo già visto in un precedente articolo, tali lettere costituiscono uno strumento che consente all’amministrazione finanziaria di segnalare preventivamente ai contribuenti eventuali anomalie o incoerenze riscontrate nei dati forniti, invitandoli al contempo a fornire chiarimenti o a regolarizzare la propria posizione.
Il Fisco incrocia dati
Per svolgere tale operazione, il Fisco si avvarrà di un sofisticato sistema di analisi automatizzata, che confronta l’ammontare dei bonus ceduti o fruiti con i dati catastali dell’immobile: se il valore degli interventi risulta troppo elevato rispetto alla rendita catastale, scatta l’allarme.
Questi controlli, sebbene di natura preventiva, hanno risvolti pratici rilevanti. Infatti, sebbene le lettere di compliance non siano accertamenti, ma richieste di chiarimento, ignorarle può indurre l’AdE ad attivare controlli più severi, che possono spingersi alla revisione d’ufficio della rendita catastale e all’applicazione di sanzioni fino a 8.200 euro per ogni unità immobiliare.
Le lettere di compliance contengono informazioni precise e strutturate per guidare il contribuente nel percorso di regolarizzazione. All’interno della lettera, il destinatario troverà:
- un codice identificativo univoco della comunicazione, utile per ogni eventuale interlocuzione con l’amministrazione finanziaria;
- l’elenco delle anomalie rilevate, come ad esempio redditi o crediti d’imposta non dichiarati o incoerenti rispetto ai dati catastali disponibili;
- un riepilogo dettagliato delle voci interessate, suddivise per tipologia reddituale o bonus fruiti;
- le indicazioni pratiche per accedere al proprio profilo nel Cassetto Fiscale, la piattaforma online che consente di consultare la propria posizione tributaria;
- infine, le istruzioni operative per inviare eventuali chiarimenti attraverso il canale CIVIS o per trasmettere una dichiarazione integrativa, qualora si rendesse necessario correggere o aggiornare quanto dichiarato in precedenza.
Le lettere di compliance non sono soggette a prescrizione, tuttavia l’accertamento fiscale non può essere più compiuto dopo:
- 7 anni per chi ha omesso la dichiarazione dei redditi;
- 5 anni per chi ha commesso errori od omissioni nella dichiarazione dei redditi.
Come rispondere alle lettere di compliance e cosa succede se non lo si fa
Chi riceve la comunicazione dell’Agenzia delle Entrate deve verificare la correttezza della rendita catastale associata all’immobile ristrutturato. Se necessario, è possibile correggere spontaneamente i dati senza subire sanzioni, avvalendosi della procedura di aggiornamento catastale.
È bene però precisare che, se il contribuente non risponde entro i termini indicati, può scattare l’accertamento d’ufficio, con possibili sopralluoghi da parte dei tecnici del Fisco e l’applicazione di sanzioni. Inoltre, l’aggiornamento della rendita catastale incide direttamente sul calcolo del valore di imposte locali (come IMU e TASI).
Le verifiche dell’Agenzia si inseriscono in un contesto già complesso, segnato da numerosi contenziosi nati negli ultimi anni attorno ai bonus edilizi. Interventi incompleti, cessioni del credito errate, lavori mal eseguiti o documentazioni carenti hanno spesso acceso conflitti tra condomini, imprese e professionisti.
L’introduzione di nuovi controlli fiscali potrebbe ingenerare nuove tensioni, soprattutto se coinvolgono aspetti tecnici come la rendita catastale. Il contribuente si trova, così, a gestire una doppia responsabilità: da un lato, deve essere in regola con il Fisco; dall’altro, deve coordinarsi con amministratori, tecnici e imprese.
È il contribuente a dover dimostrare la regolarità
Uno degli aspetti più delicati riguarda l’onere della prova, che ricade interamente su chi ha beneficiato dei bonus. In presenza di una contestazione, è infatti il contribuente che deve dimostrare che l’entità dei lavori giustifica i crediti fiscali richiesti e che la rendita catastale è stata correttamente determinata.
In molti casi, questo significa ottenere perizie tecniche, aggiornare planimetrie, rivedere le pratiche edilizie e, più in generale, acquisire tutta la documentazione necessaria per dimostrare la legittimità degli interventi. Se l’immobile è parte di un condominio, è imprescindibile l’intervento dell’amministratore, così come il supporto di professionisti abilitati.
Secondo quanto comunicato da Confedilizia, in casi reali esaminati durante i convegni, la rendita catastale può aumentare anche del 15% a seguito di lavori effettuati con superbonus, ecobonus o sismabonus, con inevitabili ricadute fiscali.
L’importanza dell’intervento dell’AdE
L’iniziativa del Fisco non ha solo una finalità repressiva. Il controllo delle rendite catastali costituisce uno strumento chiave per garantire l’equità fiscale, in particolare dopo l’impiego abusivo di alcuni bonus edilizi negli anni scorsi.
Adeguare le rendite agli interventi reali significa evitare che immobili fortemente rivalutati continuino a essere tassati come prima. Si tratta, in sostanza, di un riequilibrio del sistema tributario immobiliare, volto a responsabilizzare i contribuenti e a creare condizioni più trasparenti e uniformi per tutti.
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