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Agenzia delle Entrate, ecco quando puoi annullare una cartella esattoriale: cosa devi controllare per impugnarla subito

Pubblicato il: 14/04/2025

Le cartelle esattoriali sono gli atti con cui lo Stato richiede il versamento di tributi o somme non ancora pagate, come ad esempio imposte e tasse (IRPEF, IVA, IMU, ecc.), contributi previdenziali oppure multe stradali. In essa il contribuente trova i dettagli su quanto va saldato, entro quanto tempo e come farlo. Ebbene, se è vero che tali atti possono costituire un'amara sorpresa per non pochi cittadini, è però altrettanto vero che non sono esenti da errori o difetti formali, che possono legittimare a non pagare.

Proprio così: una volta ricevute, le cartelle esattoriali possono essere impugnate senza indugio, per ottenerne l'annullamento, se in esse compare un errore o un'irregolarità nella notifica. D'altronde, la notifica è un passaggio fondamentale perché serve a garantire che il contribuente sia messo effettivamente a conoscenza della richiesta di pagamento. E, se questo passaggio non avviene secondo le regole previste dalla legge, la cartella esattoriale è viziata e la relativa notifica sarà giuridicamente inefficace.

Come indica la copiosa giurisprudenza di ambito tributario, i vizi di notifica che possono inficiare l'atto e/o invalidare la notifica sono svariati e includono, ad esempio:

  • l'invio della cartella a un indirizzo sbagliato o diverso dal domicilio fiscale;
  • la consegna a persona non autorizzata a riceverla;
  • il mancato rispettato dell'iter per l'"irreperibilità" (l'atto finisce in giacenza nella casa comunale senza che il cittadino riceva avviso);
  • l'assenza della relata di notifica;
  • notifica PEC non avvenuta in modo corretto.
Come accennato, la notifica è alla base della validità della richiesta di pagamento da parte dell’Agenzia delle Entrate-Riscossione e, conseguentemente, se la relativa procedura non è svolta in piena aderenza alla legge, insorgerà un vizio formale, con il contribuente che sarà legittimato a non pagare al Fisco il proprio debito.

In sintesi:

  • se la cartella esattoriale viene notificata con vizi formali, l’atto è impugnabile;
  • il contribuente può chiedere l’annullamento della cartella davanti alla Commissione Tributaria territorialmente competente, entro 60 giorni dalla data di notifica o dalla conoscenza dell’atto;
  • se il giudice tributario accerta il vizio e annulla la cartella, la riscossione non potrà proseguire sulla base di quell’atto.
La giurisprudenza è concorde nell'affermare che lo Stato non può pretendere un pagamento, pur dovuto, se prima non ha messo il contribuente a conoscenza – in modo corretto – dello stesso. Ecco perché, dopo la notifica, quest'ultimo farà bene a controllare, magari con l'aiuto di un professionista, se questa è avvenuta in modo conforme alla legge, senza errori procedurali.

Attenzione, però: l'esistenza del debito sottostante (es. un’imposta non pagata) non è automaticamente cancellata. Potrebbe comunque essere richiesto il pagamento attraverso una nuova cartella, notificata correttamente. Il vizio nella notifica, infatti, blocca la procedura a cui si riferisce, ma non cancella il debito.


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