Pubblicato il: 23/03/2025
L’importo dell’Assegno di inclusione, tuttavia, non è particolarmente elevato. Per questa ragione, alcuni beneficiari cercano di integrare il reddito attraverso fonti alternative, spesso senza dichiararle. Da qui nasce il dubbio: è possibile percepire il sostegno e allo stesso tempo svolgere un’attività lavorativa in nero? E quali sono le eventuali conseguenze per chi decide di farlo?
Lavoro irregolare e accesso al sussidio
Le modifiche introdotte dalla legge di Bilancio 2025 hanno ridefinito le soglie di reddito per ottenere l’Assegno di inclusione. Per poter beneficiare del sostegno, il nucleo familiare non deve superare un reddito annuo di 6.500 euro, cifra che aumenta fino a 8.190 euro per le famiglie composte esclusivamente da over 67 o da persone con disabilità grave.
Un’attività lavorativa occasionale e poco remunerativa non comporta necessariamente l’esclusione dal beneficio, a patto che i guadagni restino sotto il limite dei 3.000 euro lordi annui e che l’occupazione non sia continuativa e stabile.
Quando si parla di lavoro in nero, però, la questione si complica. Dal punto di vista normativo, chi richiede l’Assegno di inclusione ha l’obbligo di dichiarare tutte le entrate percepite, comprese quelle derivanti da attività non regolari. Il mancato rispetto di questo obbligo espone il beneficiario a sanzioni molto severe.
Cosa rischia chi lavora in nero e percepisce il sussidio
Le disposizioni legislative attualmente in vigore non lasciano spazio a interpretazioni: chi ottiene il beneficio fornendo informazioni false od omettendo dettagli sul proprio reddito può subire gravi conseguenze legali. L’art. 8 del Decreto Lavoro 2023 (d.l. 48/2023) stabilisce che:
- dichiarare il falso o presentare documentazione non veritiera per ottenere l’Assegno è punito con la reclusione da 2 a 6 anni;
- omettere di comunicare variazioni di reddito o patrimonio – anche se derivanti da attività in nero – è punibile con la reclusione da 1 a 3 anni.
Perché il lavoro nero è incompatibile con l’Assegno di inclusione
L’accesso al sussidio richiede trasparenza: il reddito dichiarato deve corrispondere a quello effettivamente percepito. Poiché il lavoro in nero sfugge ai controlli fiscali, non è possibile verificare in modo corretto il rispetto delle soglie fissate dalla legge. Questo comporta non solo l’incompatibilità tra il sussidio e l’occupazione irregolare, ma anche il rischio di sanzioni severe per chi prova a ottenere entrambi.
Chi svolge un’attività non dichiarata e, allo stesso tempo, percepisce l’Assegno di inclusione, rischia dunque di perdere il beneficio e di incorrere in problemi legali. Piuttosto che esporsi a tali conseguenze, chi si trova in difficoltà dovrebbe valutare soluzioni alternative e regolari per integrare il proprio reddito, evitando di violare la normativa e subire pesanti sanzioni.
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