Written by 6:40 am Views: [tptn_views]

Attraversare sulle strisce pedonali, se ti investono la colpa è anche tua se non fai attenzione: nuova sentenza

Pubblicato il: 14/07/2025

Spesso, quando si attraversa la strada sulle strisce pedonali, si ha una sorta di sensazione di sicurezza, derivante dalla convinzione di avere ragione a prescindere nei confronti degli automobilisti o degli altri utenti che utilizzano la carreggiata.
La Corte di Cassazione ha di recente pubblicato un'ordinanza (n. 18313, depositata il 4 luglio 2025) che smonta due convinzioni ormai radicate in materia di sicurezza stradale e risarcimenti.

La vicenda concreta
Partiamo dai fatti. Un geometra attraversa sulle strisce pedonali e viene investito da un autobus. L'autista viene multato per non essersi fermato, il pedone finisce in ospedale e tutti pensano che la colpa sia, ovviamente, del conducente. Tuttavia, la smentita arriva grazie alle telecamere montate sull'autobus, che hanno raccontato una storia diversa. Il geometra, infatti, non stava semplicemente attraversando, ma si è letteralmente “lanciato” sulla carreggiata, senza verificare l’eventuale sopravvenienza di altri veicoli e con un ombrello che gli copriva la visuale, creando così una situazione di pericolo improvvisa, tanto che l'autista, pur tentando una frenata disperata, non è riuscito a evitare l'impatto. Anzi, la frenata è stata così violenta da causare una contusione a un passeggero a bordo.
La Cassazione, alla luce di tale ricostruzione, ha stabilito una responsabilità paritaria: 50% al conducente, 50% al pedone.
L'ordinanza, inoltre, affronta un altro tema che riguarda da vicino tutti i professionisti autonomi.

Il mito del risarcimento automatico
Il geometra, oltre al danno fisico, ha chiesto anche il risarcimento per il danno da “lucro cessante”, cioè i guadagni persi durante il periodo di inabilità. A sostegno della sua richiesta, il professionista aveva prodotto in giudizio la dichiarazione dei redditi dell'anno precedente e aveva richiamato la disciplina di cui all'art. 137 del codice ass. private, che consente di usare come base di calcolo il reddito più elevato degli ultimi tre anni.
La Cassazione, però, non ha accolto il ragionamento del professionista e ha chiarito che la dichiarazione dei redditi è utile a quantificare il danno subito, ma non a provarlo. Pertanto, il soggetto leso deve prima provare l’an del danno subito. Fatto questo, potrà porre a sostegno del calcolo del quantum la dichiarazione dei redditi.

Il nuovo paradigma per i professionisti
Per i lavoratori autonomi, dunque, l'ordinanza apre uno scenario completamente diverso. Non è più sufficiente porre a sostegno della richiesta di risarcimento una dichiarazione in cui si attesta di non aver potuto svolgere l’attività lavorativa per (ad esempio) 60 giorni a causa di un incidente, perdendo così due mesi di lavoro.
Questo ragionamento è perfettamente valido per un dipendente, mentre non vale per un professionista il cui reddito non è direttamente legato alle ore di presenza fisica. Lo stesso deve invece dimostrare, con prove concrete e specifiche, che l'infortunio abbia avuto un impatto reale sulla sua attività. Deve produrre contratti cancellati, corrispondenza con clienti che testimoniano opportunità perse, progetti rimandati che avrebbero garantito specifici introiti. Grava, dunque, sul professionista un onere probatorio particolarmente gravoso.

La nuova realtà per i pedoni
Cosa significa tutto questo per chi cammina in strada? Significa che le strisce pedonali non costituiscono affatto uno “scudo impenetrabile”, come creduto da molti. L’art. 190 del Codice della strada contiene un doppio obbligo: è vero che gli automobilisti devono dare la precedenza ai pedoni, ma è anche vero che i secondi hanno l’obbligo di attraversare la strada con prudenza, senza creare situazioni di pericolo improvviso.
La Cassazione è molto chiara sul punto: la “condotta imprevedibile” del pedone può annullare completamente qualsiasi forma di tutela legale. Ne deriva che attraversare con il telefono in mano, senza guardare, o coprendosi la vista con un ombrello (come nel caso di specie) non è più considerato un comportamento neutro, ma una condotta che contribuisce attivamente al verificarsi dell'incidente.
Questa nuova interpretazione cambierà il modo in cui vengono valutati gli incidenti stradali. Le compagnie assicurative, i periti e i giudici guarderanno con maggiore attenzione al comportamento di entrambe le parti, utilizzando sempre più spesso le telecamere di sorveglianza e le dashcam presenti sui veicoli per ricostruire la dinamica reale degli eventi.


Vai alla Fonte [mc4wp_form id="5878"]
Close