Pubblicato il: 30/10/2024
Le case in affitto sono sempre più introvabili e i canoni pesano per quasi un quarto sul valore dello stipendio medio.
Mancano alloggi per studenti, per il personale neoassunto dagli ospedali, per famiglie che – non riuscendo ad accedere al credito per l’acquisto della prima casa – si "spostano" sulla locazione. Inoltre cresce la propensione dei proprietari verso gli affitti brevi per vacanze, sottraendo così mercato agli affitti tradizionali. Meno immobili e più richieste portano – è inevitabile – ad aumenti vertiginosi di prezzo e a difficoltà nel reperire il prodotto sul mercato.
Dell’insostenibilità del canone si è occupato il Sole 24 Ore. Partendo dalle ultime rilevazioni dell’Agenzia delle Entrate, l’analisi del quotidiano economico ha confrontato le retribuzioni da lavoro dipendente, ricavate dalle dichiarazioni dei redditi, con l’andamento dei canoni di locazione sul mercato libero (contratti 4+4) e sul mercato concordato (contratti 3+2).
Ebbene, dai dati rilevati è emerso che almeno in sei capoluoghi il peso del canone libero supera il 40%, per arrivare al 46,5% a Firenze, al 41,5% a Roma e al 40,2% a Bologna. A Milano la quota è del 37,4%. Si tratta di cifre, queste appena riportate, che danno la misura delle difficoltà lamentate da lavoratori e imprese.
Quello della casa è indubbiamente un tema caldo e fondamentale, la cui criticità è stata bene evidenziata al Governo dal presidente della Confederazione dell'industria italiana. Sempre più in difficoltà, infatti, sono i settori produttivi nel trovare persone qualificate disposte a traferirsi per lavoro.
La possibilità di reperire alloggi sicuri ed economici avrebbe, quale effetto immediato, quello di implementare la mobilità lavorativa, oltre che favorire l'attrazione di figure specializzate dall'estero, facilitando, al contempo, l'accesso dei ragazzi al mondo delle imprese. Il risultato finale sarebbe certamente quello di rendere il mercato del lavoro più flessibile.
Di qui la misura di sostegno prevista dalla Legge di bilancio 2025, consistente in un bonus affitto per i neoassunti a tempo indeterminato.
Il datore di lavoro potrà rimborsare o erogare direttamente al lavoratore le spese di locazione e gli oneri accessori, fino a un massimo di 5.000 euro all’anno.
Queste somme non concorrono a formare il reddito da lavoro dipendente e, quindi, sono esenti da Irpef ma restano comunque rilevanti ai fini contributivi. Le somme in esame, inoltre, dovranno essere computate ai fini della determinazione dell’Isee, nonché in relazione all’accesso alle prestazioni previdenziali e assistenziali.
Il beneficio fiscale si applica solo nei primi due anni dall’assunzione.
Per ottenere l’esenzione fiscale, è necessario esibire i seguenti documenti al datore di lavoro:
- autocertificazione del lavoratore in cui dichiara il suo luogo di residenza nei sei mesi precedenti l’assunzione;
- contratto di locazione e documentazione relativa alle spese sostenute dal dipendente.
Di seguito un prospetto sintetico dei requisiti richiesti ai fini dell’accesso all’agevolazione:
- nuova assunzione a tempo indeterminato nel 2025 (il bonus non vale per i lavoratori già occupati);
- trasferimento della residenza a oltre 100 km dalla precedente residenza. La distanza va calcolata tra il precedente luogo di residenza e la nuova sede di lavoro;
- reddito da lavoro dipendente non superiore a 35.000 euro nell’anno precedente all’assunzione;
- l’immobile locato deve essere adibito ad abitazione principale.
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