Pubblicato il: 03/02/2025
Cosa accade se l’Agenzia delle Entrate individua beni da pignorare?
Dopo la notifica di una cartella esattoriale, il contribuente ha a disposizione 60 giorni per presentare opposizione. In mancanza di contestazioni o di pagamento entro tale termine, la cartella diventa definitiva, anche qualora fosse illegittima, e non è più possibile impugnarla. In tal caso, l’Agente della Riscossione può procedere con l’esecuzione forzata sui beni del debitore. L’Agenzia Entrate Riscossione, prima di avviare un pignoramento, verifica mediante l’Anagrafe Tributaria e il Registro dei rapporti finanziari se il soggetto possiede beni mobili o immobili, conti bancari, redditi come stipendi o affitti.
Quando viene applicato il fermo amministrativo?
Se il debitore possiede un veicolo a motore registrato al P.R.A. (Pubblico Registro Automobilistico), il Fisco può imporre un fermo amministrativo, che ne impedisce la circolazione. Tuttavia, tale misura può essere sospesa tramite una richiesta di rateazione del debito e il versamento della prima rata. È importante sottolineare, però, che i veicoli acquistati con agevolazioni previste dalla legge 104 non possono essere sottoposti a fermo.
Quali beni sono esclusi dal pignoramento?
Nella nozione di nullatenente non rientra solo chi non possiede alcun bene, ma anche chi detiene beni che la legge riconosce come impignorabili. Tra questi rientrano:
- l’abitazione principale, purché sia l’unico immobile di proprietà del debitore, non di lusso e adibito a residenza;
- l’assegno di disoccupazione;
- la pensione di invalidità;
- l’indennità di accompagnamento;
- il veicolo per il trasporto di disabili riconosciuti ai sensi della legge 104.
La normativa prevede che se un debitore, a seguito delle verifiche effettuate, risulta privo di beni aggredibili, le cartelle non pagate vengano automaticamente eliminate. Questo avviene dopo un periodo di cinque anni, quindi in un arco temporale inferiore rispetto ai dieci anni previsti per la prescrizione dei tributi fiscali. In pratica, quando il Fisco accerta che il debitore è privo di redditi o beni intestati, restituisce il ruolo all’ente creditore, come l’Agenzia delle Entrate o l’Inps, che decide se abbandonare l’esecuzione o proseguirla, pur consapevole delle scarse probabilità di successo.
Quali sono i tempi di prescrizione per le cartelle esattoriali?
Decorso un certo lasso di tempo, le cartelle esattoriali vanno in prescrizione. Ciò accade quando il Fisco non procede più all’intimazione di pagamento e, quindi, i crediti non recuperati si prescrivono automaticamente al termine del periodo stabilito. Le tempistiche di prescrizione variano in base alla tipologia di tributo:
- 10 anni per imposte statali come Irpef, Ires, Iva, bollo, registro e altre;
- 5 anni per tributi locali come Imu, Tari e Tosap;
- 3 anni per il bollo auto.
Alla fine del quinto anno dall’affidamento della cartella, l’Agenzia Entrate Riscossione discarica automaticamente il debito dal proprio registro, restituendo il carico all’ente creditore. Tale processo può subire ritardi in caso di pignoramenti in corso, provvedimenti di sospensione o rateizzazioni. Inoltre, alcune tipologie di crediti, come quelli soggetti a procedure del Codice della crisi d’impresa e dell’insolvenza, non rientrano nel discarico automatico. Con la riforma del 2024, il ciclo medio di recupero del credito pubblico si è ridotto a poco più di cinque anni.
Anticipazione del discarico
Il discarico anticipato è possibile in determinati casi, quali:
- chiusura di procedure fallimentari o liquidazioni giudiziarie;
- assenza di beni pignorabili accertata tramite l’Anagrafe Tributaria e il Registro dei rapporti finanziari;
- mancata individuazione di nuovi beni aggredibili entro due anni dall’ultimo tentativo di recupero.
La procedura di sovraindebitamento
Per chi non desidera attendere i tempi di prescrizione, la legge offre la possibilità di avviare una procedura di sovraindebitamento. Questa consente di ridurre il debito a una quota stabilita dal giudice, a patto che il debitore proponga un piano di pagamento credibile e sostenibile per il creditore.
Responsabilità degli eredi in caso di cartelle non pagate?
I debiti derivanti da cartelle esattoriali non saldate vengono trasferiti agli eredi, che ne rispondono qualora accettino l’eredità. La rinuncia all’eredità è l’unico modo per evitare di subentrare nei debiti. Mediante l’accettazione con beneficio d’inventario, invece, gli eredi rispondono delle passività solo entro i limiti dei beni ereditati, senza coinvolgere il patrimonio personale. Le somme dovute sono epurate da sanzioni amministrative, fiscali, penali e per violazioni stradali, che non vengono trasmesse agli eredi.
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