Written by 9:40 am Views: [tptn_views]

Cartelle esattoriali, ecco quando non sei obbligato a pagarle o puoi pagare di meno: la lista delle regole fondamentali

Pubblicato il: 21/05/2025

Hai appena ricevuto una cartella esattoriale e non sai se devi effettivamente pagarla? Non sei l’unico: molti contribuenti, infatti, si trovano in difficoltà in questi casi, convinti che il pagamento sia sempre obbligatorio.
In realtà, non è propriamente così. Ci sono situazioni precise in cui, pur esistendo un debito, è possibile non pagare o almeno chiedere una riduzione.
Quando arriva una cartella esattoriale, la prima cosa da fare è mantenere la calma e capire se la richiesta è davvero legittima. A volte, l’errore è dietro l’angolo: può capitare che il debito sia già stato estinto o che l’amministrazione fiscale abbia commesso qualche errore formale che rende la cartella impugnabile. In questi casi, il contribuente ha la possibilità di presentare un ricorso entro 60 giorni dalla notifica, sia in autotutela sia davanti al giudice tributario.

Prima di pagare, è essenziale verificare alcuni aspetti fondamentali. Innanzitutto, bisogna accertarsi che l’Agenzia delle Entrate-Riscossione abbia effettivamente inviato un sollecito di pagamento o un avviso bonario prima della cartella. La legge stabilisce che il primo atto con cui si viene informati del debito non può essere costituito dalla cartella. In mancanza di questo passaggio preliminare, la cartella può essere contestata.

Altro elemento cruciale è il rispetto dei termini di prescrizione e di decadenza.
La prescrizione indica il tempo massimo entro cui un debito può essere richiesto: ad esempio, per le imposte come Irpef o Iva può arrivare fino a 10 anni, mentre per tributi locali come Imu e Tari si riduce a 5 anni e per il bollo auto è addirittura di 3 anni. La decadenza, invece, riguarda il periodo tra l’iscrizione a ruolo del debito e la notifica della cartella: se questo intervallo supera un certo limite, l’ente perde il diritto di riscuotere il credito.

Non meno importante è la verifica della causale della cartella: deve essere chiaro a cosa si riferisce il debito e con quali motivazioni sono richieste le somme. Se la descrizione è generica o incompleta, si può mettere in dubbio la validità dell’atto.
Inoltre, ogni cartella deve indicare distintamente l’importo dovuto per il debito principale, le sanzioni e gli interessi, con un calcolo trasparente. Se questa suddivisione manca o non è chiara, è possibile contestarla.

Infine, ogni cartella esattoriale deve indicare le modalità e i termini entro i quali il contribuente può fare ricorso. Sebbene l’assenza di questi elementi non pregiudichi la validità dell’atto, essa può consentire al ricorrente, che non impugni correttamente la cartella, di essere rimesso in termini dal giudice o di integrare eventualmente il ricorso.

È bene sapere, poi, che esistono casi in cui, anche se il pagamento è dovuto, è possibile chiedere una riduzione dell’importo. Per esempio, se la cartella riguarda un familiare deceduto, l’erede deve pagare solo il debito originario, senza le multe e sanzioni che, invece, non si trasferiscono. In altri casi, le sanzioni e gli interessi possono essere parzialmente stralciati se sono prescritti, visto che il termine per la prescrizione di queste voci è di 5 anni.

In conclusione, ricevere una cartella esattoriale non significa automaticamente dover versare quanto richiesto. È fondamentale infatti informarsi, verificare ogni dettaglio e, se necessario, rivolgersi a un professionista per evitare errori che potrebbero avere conseguenze gravi, come pignoramenti o fermi amministrativi.


Vai alla Fonte [mc4wp_form id="5878"]
Close