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Danno da vaccino Astrazeneca, indennizzo a vita da 6.400 euro al mese: ecco come ottenere il risarcimento

Pubblicato il: 01/07/2025

La Commissione medica ospedaliera di Padova ha riconosciuto il nesso causale fra la somministrazione del vaccino prodotto dal colosso anglo-svedese Astrazeneca e la sindrome di Guillain-Barré che ha colpito un uomo di 70 anni.

Il vaccino Vaxzevria, si ricorda, era stato il primo vaccino ad essere approvato e messo a punto, con la collaborazione dei ricercatori di Oxford, per prevenire o mitigare gli effetti letali indotti dal coronavirus Sars Cov 2. Nel mese di maggio dello scorso anno il vaccino è stato ritirato dal mercato all’esito di varie vicissitudini sul relativo utilizzo: dapprima autorizzato solo per soggetti fino a 55 anni, poi sospeso in attesa del parere dell'Ema e raccomandato per gli over 60; poi di nuovo utilizzato anche in soggetti giovani, di età tra i 18 e i 55 anni e, successivamente, raccomandata la somministrazione solo per i soggetti over 60.

Si tratta di un composto a vettore virale a cui sono state associate diverse reazioni avverse e di varia entità:

  • lievi o moderate (febbre, mal di testa, dolori muscolari o articolari), che si risolvono in poche ore o in pochi giorni, spesso senza la necessità di assumere antidolorifici o altri farmaci;
  • reazioni di tipo allergico fino allo shock anafilattico o di tipo ansioso con fenomeni vaso-vagali che vanno dalla sensazione di stare per svenire fino allo svenimento vero e proprio;
  • in casi molto rari, si presenta una combinazione di trombosi e trombocitopenia (carenza di piastrine nel sangue), talvolta associata a sanguinamento e la c.d. sindrome di Guillain-Barré (GBS).

La sindrome di Guillain-Barré è una malattia autoimmune, che colpisce in modo generalizzato i nervi.
Ai suoi esordi, la sindrome interessa le estremità degli arti (mani e piedi), con sintomi quali: debolezza muscolare, formicolio, dolore neuropatico e intorpidimento; dopodiché, in poche settimane, la malattia si estende e si aggrava, coinvolgendo gli arti per intero e i muscoli che controllano la respirazione, la masticazione e la visione.
Paralisi degli arti, difficoltà a camminare, respirare, parlare e/o masticare e problemi di vista sono alcune delle possibili manifestazioni della malattia in una fase più avanzata.

Dai dati riportati nella Rivista Medica The Lancet, si evince che la sindrome di Guillain-Barré (GBS) si manifesta in Europa in 1,2-1,9 casi ogni 100.000 abitanti.

Il tasso d'incidenza è più elevato nei ragazzi di età compresa tra i 15 ed i 35 anni e negli adulti tra i 50 ed i 75 anni.

L’AIFA al riguardo ha dichiarato che "la GBS è un raro disturbo neurologico in cui il sistema immunitario del corpo danneggia le cellule nervose, provocando dolore, intorpidimento e debolezza muscolare che possono progredire, nei casi più gravi, fino alla paralisi. Sebbene casi di GBS dopo la vaccinazione da COVID-19 siano stati segnalati molto raramente, gli operatori sanitari devono prestare attenzione a segni e sintomi di GBS, in considerazione della gravità di questa condizione, per consentire una diagnosi precoce, cure di supporto e trattamento".

Quali allora le tutele previste?

La vaccinazione è un trattamento sanitario che, secondo la Corte Costituzionale, ha una duplice finalità: “individuale”, in quanto mira a proteggere la persona che si sottopone alla vaccinazione e “collettiva”, poiché mira a proteggere gli altri dal rischio di diffusione del contagio.
Con tali premesse il nostro ordinamento, in caso di evento danno consequenziale a vaccinazione, prospetta due possibili strade, percorribili per la tutela del danneggiato: l’azione di indennizzo e l’azione di risarcimento danni.
Per il ristoro dei danni da vaccinazione anti Sars-CoV-2 la tutela indennitaria è disciplinata dalla L. 210 del 1992 (art. 1, comma 1-bis, L. 210/1992, introdotto dal D.L. 4/2022) e coesiste con la parallela forma di tutela di tipo risarcitorio ex art. 2043 c.c., differenziandosene nettamente in quanto non richiede, ai fini della corresponsione, la sussistenza di profili di colpa né l’illiceità del fatto.
Il danno indennizzabile, infatti, non è imputabile ad una condotta colposa assunta da un soggetto coinvolto nella procedura vaccinale bensì sorge, anche da fatto lecito, per il mero manifestarsi della menomazione irreversibile, causata direttamente dalla vaccinazione inoculata.

Di qui il riconoscimento di un indennizzo vitalizio, sotto forma di assegno mensile di importo pari a 6.400 euro, al cittadino di Ferrara che – a seguito della somministrazione del vaccino Astrazeneca, avvenuta il 14 aprile del 2021 – non riesce ora ad alzarsi dalla sedia a rotelle.


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