Pubblicato il: 07/04/2025
Più nel dettaglio, i dipendenti pubblici con pendenze fiscali superiori ad una certa soglia potranno essere colpiti da alcuni interventi del Fisco, tra cui l’interruzione del versamento del salario e delle altre indennità previste dal contratto.
L’art. 1, ai commi 84 e 85, stabilisce che coloro i quali percepiscono una retribuzione mensile complessiva superiore a 2.500 euro, con debiti oltre i 5.000 euro, vedranno bloccate “le somme dovute a titolo di stipendio, di salario o di altre indennità relative al rapporto di lavoro o di impiego, comprese quelle dovute a causa di licenziamento”. Il provvedimento non sostituisce le norme già in vigore in materia di pignorabilità di stipendi e pensioni, che continueranno ad essere applicate a seconda del caso concreto.
Secondo quanto dichiarato dal Ministero dell’Economia e delle Finanze, oltre 250.000 impiegati pubblici si trovano già in questa condizione. Di questi, circa 30.000 sono i lavoratori che incassano mediamente 3.500 euro al mese, rappresentando un caso emblematico della portata della misura, con il potenziale di incrementare in modo significativo gli introiti per l’erario.
Pertanto, in presenza di un debito, l’Agenzia delle Entrate – Riscossione ha il potere di intervenire direttamente, trattenendo dalla retribuzione mensile la quota necessaria a coprire il mancato versamento. Nel caso di stipendi superiori a 2.500 euro, la trattenuta corrisponderà a un settimo della retribuzione mensile, fino a quando il debito non sarà completamente estinto. Per le somme corrisposte una tantum, come le tredicesime, verrà applicata una percentuale del 10%. Ad esempio, un dipendente che riceve 3.500 euro vedrà prelevati 500 euro mensilmente, mentre chi percepisce 1.500 euro e raggiunge il limite di 2.500 euro solo grazie alla tredicesima, subirà una trattenuta di circa 150 euro al mese.
Ad ogni modo, il rinvio all’anno successivo dell’applicazione del nuovo regolamento offre ai dipendenti interessati il tempo necessario per regolarizzare la propria posizione fiscale o, in alternativa, per contestare eventuali errori presenti nelle cartelle esattoriali. Va inoltre sottolineato che, mentre fino al 31 dicembre 2024 era previsto un termine di 30 giorni per il pagamento delle cartelle, adesso il periodo a disposizione è stato esteso a 60 giorni, garantendo così una maggiore flessibilità.
Vai alla Fonte [mc4wp_form id="5878"]