Pubblicato il: 12/09/2025
Un divario che si è ampliato negli ultimi vent’anni
Secondo Zangrillo, la necessità di un intervento mirato deriva un incremento progressivo, negli ultimi vent’anni, del gap tra le buste paga dei ministeri e quelle delle amministrazioni territoriali. La conseguenza è stata la formazione di una vera e propria forbice salariale che rischia di compromettere la capacità attrattiva degli enti locali, già alle prese con carenze di organico e difficoltà di reclutamento di personale qualificato.
Risorse e rinnovi contrattuali: i due nodi centrali
Il fondo per la perequazione si inserisce nel più ampio quadro dei rinnovi contrattuali del pubblico impiego. Negli ultimi due anni il governo ha messo sul tavolo circa 20 miliardi; tuttavia, il percorso non è ancora concluso: mancano infatti i comparti più delicati, come gli enti locali, dove le trattative con i sindacati hanno incontrato ostacoli e resistenze.
Nelle prossime settimane Zangrillo tornerà a sedersi al tavolo con le organizzazioni sindacali per cercare una chiusura rapida.
L’obiettivo politico: un cambio di passo storico
Per il ministro della Pubblica Amministrazione, chiudere la stagione dei rinnovi contrattuali è fondamentale non solo per garantire aumenti e adeguamenti salariali ai dipendenti pubblici, ma anche per aprire immediatamente la tornata successiva, quella del triennio 2025-2027. L’intento è assicurare una continuità mai vista nel nostro Paese, in cui i rinnovi contrattuali, da sempre, sono caratterizzati da percorsi lunghissimi e farraginosi. Continuità e prevedibilità dei rinnovi significherebbero maggiore stabilità per i lavoratori, minori contenziosi e una programmazione più chiara nell’impiego delle risorse pubbliche da parte dello Stato.
Le ricadute sul sistema pubblico
Un intervento di questo tipo avrebbe conseguenze dirette sulla capacità della Pubblica Amministrazione di attrarre e trattenere personale maggiormente qualificato, offrendo al contempo servizi più efficienti. Ridurre le differenze salariali con i ministeri centrali, infatti, permetterebbe agli enti locali di essere più competitivi.
Allo stesso tempo, una gestione più ordinata dei contratti consentirebbe di recuperare credibilità nei confronti dei dipendenti pubblici, che negli ultimi decenni hanno spesso visto i rinnovi arrivare con ritardi significativi, generando malcontento e sfiducia.
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