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Dipendenti pubblici, ora ti bloccano parte dello stipendio se hai debiti con il Fisco: novità nella legge di Bilancio

Pubblicato il: 26/10/2024

Ci sono buone notizie sul fronte fiscale: nel periodo gennaio-luglio 2024 la lotta all’evasione ha portato due miliardi in più rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. Il Ministero dell'Economia ha, infatti, segnalato che il gettito – scaturente dall’attività di accertamento e controllo – si è attestato a quota 8.441 milioni (con un significativo +32,0%).

E ora debiti fiscali e obblighi dei datori di lavoro pubblici si intrecciano in una nuova norma, inclusa nel disegno di legge di Bilancio:ci riferiamo, in particolare, ai commi 4 e 5 dell'art. 10 del testo. La finalità è quella di rafforzare la lotta all'evasione fiscale nei confronti di coloro che lavorano nella P.A. Dati alla mano, non sono pochi i lavoratori del settore pubblico che hanno multe, debiti o cartelle esattoriali in sospeso con l'Agenzia delle Entrate: secondo la relazione tecnica che accompagna la manovra 2024, sono infatti ben 250 mila i dipendenti pubblici gravati da un debito fiscale non saldato e maggiore di 50mila euro.

Ma cosa cambia in concreto? In sostanza, la novità in legge di Bilancio è la seguente:

  • i lavoratori pubblici che hanno cartelle per un importo di almeno 5 mila euro troveranno automaticamente bloccato il pagamento di una parte dello stipendio;
  • il blocco si applicherà, però, soltanto ai lavoratori che hanno uno stipendio maggiore di 2.500 euro lordi al mese;
  • potrà essere pignorato non più di un settimo della busta paga.
Secondo i dati della citata relazione tecnica, sarebbero circa 30mila i dipendenti pubblici in questa condizione e, considerando che guadagnano in media 3.500 euro al mese, il pignoramento opererebbe su un settimo dello stipendio, ossia 500 euro mensili, fino a ripagare completamente il debito fiscale pendente. In verità questa misura è già attiva nel nostro ordinamento, ma – fino ad oggi – scattava esclusivamente nei confronti dei lavoratori con oltre 5mila euro di stipendio mensile.

Non bisogna, inoltre, dimenticare tutti coloro che, pur incassando in media 1.500 euro al mese di retribuzione, con la tredicesima varcano la soglia dei 2.500 euro in busta paga: risultando, quindi, anch'essi bersaglio della nuova regola. Su questi lavoratori si applicherà un pignoramento meno consistente, perché – secondo la nuova norma – sarà pari non ad un decimo, ma ad un settimo dello stipendio.

Attenzione, però: le stime del Governo indicano che solo due dipendenti pubblici su dieci non aderiranno spontaneamente ai piani di rientro proposti dal Fisco, ossia alle lettere di compliance e alle rateizzazioni proposte. In sostanza, per evitare il pignoramento sarà sufficiente rispondere agli avvisi dell’Agenzia delle Entrate. Infatti la norma inclusa nella manovra 2025 stabilisce che non tutti i debitori rischiano in automatico il pignoramento. Solo coloro che non aderiranno ai piani di rientro potrebbero vedersi trattenere parte della busta paga.

La novità inclusa nel testo del disegno di legge di Bilancio – se sarà confermata – scatterà comunque non subito, ma soltanto dal 2026. In tal modo, sarà possibile dare il tempo all'Agenzia delle Entrate di adeguare le sue piattaforme informatiche, ma anche consentire ai dipendenti con cartelle pendenti di regolarizzare, appena possibile, la propria situazione, evitando il taglio dello stipendio. Nel complesso, dalla misura, il Governo si aspetta un gettito da 36 milioni di euro nel 2026 e di 90 milioni a regime.


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