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Lavoratori con malattie gravi, ecco tutte le novità su permessi, congedi e smart working: cosa cambia e quali patologie

Pubblicato il: 31/07/2025

La riforma prevede innanzitutto il diritto a un congedo non retribuito della durata massima di 24 mesi per i lavoratori con una percentuale di invalidità pari o superiore al 74%, colpiti da malattie oncologiche, invalidanti o croniche, anche se rare. Un diritto che si applica a tutti i lavoratori dipendenti, pubblici e privati, ma anche – in forma diversa – ai lavoratori autonomi.
Nel dettaglio, chi rientra nei requisiti potrà sospendere l’attività lavorativa, in modo continuativo o frazionato, per curarsi e recuperare energie, senza rischiare il licenziamento. Durante questo periodo, non si ha diritto allo stipendio, ma si conserva la titolarità del contratto, un elemento fondamentale per evitare che la malattia diventi anche causa di esclusione sociale ed economica.
Il periodo di congedo non verrà considerato ai fini dell’anzianità lavorativa né pensionistica, ma sarà riscattabile su base volontaria. Durante questo periodo è espressamente vietato svolgere qualunque attività lavorativa, anche occasionale.
Per quanto riguarda i lavoratori autonomi, spesso esclusi da questo tipo di tutele, è previsto un importante passo avanti: chi svolge attività continuativa può sospendere la propria attività per un massimo di 300 giorni all’anno. Un riconoscimento concreto che protegge anche chi lavora in proprio e si trova improvvisamente a dover affrontare una battaglia sanitaria.
Inoltre, qualora i contratti collettivi prevedano condizioni più favorevoli, queste resteranno valide: la legge, dunque, non cancella le conquiste già ottenute, ma le amplia e le rafforza.
Smart working garantito al rientro: flessibilità e inclusione per ricominciare con dignità
Tra le principali novità c’è anche il diritto prioritario all’accesso al lavoro agile – ovvero lo smart working – per chi rientra dopo il congedo. Il diritto, sancito dalla Legge n. 81 del 22 maggio 2017, ora viene potenziato e reso più facilmente attuabile per chi ha affrontato malattie gravi e invalidanti.
In pratica, se le mansioni lo consentono, il datore di lavoro dovrà agevolare il rientro del lavoratore tramite modalità di lavoro da remoto, evitando orari rigidi, lunghi spostamenti o ambienti fisicamente e psicologicamente stressanti.
Permessi retribuiti per visite e terapie
Oltre al congedo prolungato, la nuova legge introduce un’altra importante tutela: 10 ore annue aggiuntive di permessi retribuiti per effettuare visite mediche, analisi, esami diagnostici e cure ricorrenti. Queste ore si sommano a quelle eventualmente già previste dai contratti collettivi.
Una misura che permette ai lavoratori affetti da patologie invalidanti di seguire percorsi di cura senza dover attingere alle ferie o perdere giorni di retribuzione, riducendo anche il rischio di assenteismo forzato. I permessi saranno retribuiti con la stessa modalità prevista per le gravi patologie: nel settore privato, l’indennità sarà anticipata dal datore di lavoro e poi rimborsata dall’INPS.
Una tutela simile è prevista anche per i genitori di figli minori affetti da malattie oncologiche, croniche o invalidanti. In questo caso, le ore retribuite diventano uno strumento fondamentale per accompagnare i propri figli nei percorsi di cura, spesso lunghi, impegnativi e psicologicamente duri.
Investimenti, premi e critiche: una buona legge, ma non basta
Per garantire l’effettiva attuazione della legge, lo Stato ha stanziato fondi considerevoli. Parliamo di 20 milioni di euro a salire fino a oltre 25 milioni dal 2035 per finanziare i permessi retribuiti, 1,24 milioni annui dal 2026 per la sostituzione dei docenti nella scuola pubblica e mezzo milione nel 2026 per l’adeguamento dei sistemi informatici dell’INPS.
Un’altra novità importante è l’istituzione di premi di laurea dedicati alla memoria dei pazienti oncologici, con un fondo annuale da 2 milioni di euro. I premi saranno riservati a studenti meritevoli dei corsi di laurea in medicina, biologia e farmacia, e saranno assegnati secondo criteri che verranno definiti con apposito decreto ministeriale. Un gesto che trasforma la sofferenza in seme per la ricerca scientifica e l’innovazione sanitaria.

Tuttavia, nonostante l’entusiasmo, non mancano le voci critiche. La FAVO (Federazione Italiana delle Associazioni di Volontariato in Oncologia), pur apprezzando l’approvazione della legge, ha sottolineato alcune lacune importanti. Tra le misure non accolte spiccano:

  • l’esclusione delle assenze per terapie salvavita dal calcolo del comporto (cioè del periodo massimo di malattia);
  • l’obbligo per il datore di lavoro di avvisare in tempo sulla scadenza del comporto;
  • il divieto di lavoro notturno per i pazienti oncologici.

Secondo FAVO, si tratta di “osservazioni semplici ma fondamentali per migliorare davvero la qualità della vita dei lavoratori fragili”. La Federazione ha ribadito il proprio impegno a monitorare l’applicazione della norma e a proporre nuove soluzioni per colmare le lacune ancora presenti.
Insomma, la legge è un primo passo, ma non l’ultimo. Un passo nella giusta direzione, ma servono ancora miglioramenti per tutelare pienamente la dignità, i diritti e la salute dei lavoratori più vulnerabili.


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