Written by 10:40 am Views: [tptn_views]

Legge 104, ecco quando puoi raddoppiare i permessi e i congedi straordinari: ordinanza del Tribunale di Treviso

Pubblicato il: 05/02/2025

La Legge n. 104 del 1992 tutela i disabili, garantendo varie agevolazioni. Tra questi benefici ci sono sicuramente i permessi 104. Si tratta di permessi lavorativi retribuiti, di cui possono godere il lavoratore disabile grave o il lavoratore con familiari disabili gravi: riposi di due ore o di un'ora al giorno (a seconda se l' orario di lavoro sia o meno di almeno di sei ore giornaliere), oppure riposi di tre giorni al mese, continuativi o anche frazionati.

L'art. 33 della citata legge prevede la possibilità per il lavoratore di cumulare i permessi 104 per dare modo di garantire assistenza a più familiari disabili. Tuttavia, tale possibilità viene concessa alle seguenti determinate condizioni:

  • l'assistenza da parte del lavoratore al secondo disabile deve essere indispensabile: cioè, non devono esserci altre persone che possono assistere il disabile;
  • il lavoratore deve essere genitore, coniuge, socio dell'unione civile o convivente more uxorio del disabile grave o, comunque, deve essere un suo familiare od affine entro il primo grado. Invece, il cumulo dei permessi per familiari e affini entro il secondo grado è permesso, ma solo se i genitori o il coniuge del parente hanno compiuto i 65 anni, sono deceduti o sono affetti da patologie invalidanti;
  • l'assistenza ai disabili va garantita con modalità e tempistiche diverse: ciò significa che, se il lavoratore può contemporaneamente assistere i due familiari disabili, allora non ci sarà alcun raddoppio dei permessi.

Peraltro, l'INPS, con un proprio messaggio del 30 dicembre 2011, ha chiarito che i permessi 104 possono raddoppiare anche nel caso del lavoratore disabile che deve prestare assistenza ad un familiare con disabilità grave. E' necessario in tale circostanza che il lavoratore disabile sia in grado di assistere il proprio familiare e che la sua assistenza sia indispensabile (purché non ci sia nessun altro che possa farlo al posto suo).

Per quanto riguarda il congedo straordinario, si tratta di un periodo di assenza dal lavoro retribuito concesso ai lavoratori dipendenti che assistono familiari con disabilità grave accertata. Sebbene il congedo straordinario sia a tutt'oggi inserito in un testo normativo dedicato alla tutela e al sostegno della maternità e della paternità – il d. lgs. 151/2001- tale misura ha progressivamente assunto una portata più ampia, estendendo così il proprio ambito di applicazione oltre i rapporti genitoriali, sino a ricomprendere anche le relazioni tra figli e genitori disabili, e ancora, in altra direzione, i rapporti tra coniugi o tra fratelli (art. 42 D.lgs. n. 151 del 2001).
La legge ha, poi, individuato un rigido ordine gerarchico tra i possibili beneficiari che non può essere alterato in base ad una libera scelta della persona disabile. Si tratta di un istituto fondamentale per l'assistenza ai disabili in condizione di gravità, consentendo la conservazione del posto di lavoro e del correlato apporto reddituale in concomitanza di impegnative attività di cura ed accudimento del disabile da parte di chi ne gode.

La presentazione della domanda. che ha validità a decorrere dalla sua presentazione, ha tuttavia dei limiti. E' infatti possibile richiedere fino ad un periodo massimo di due anni di congedo straordinario nell'arco della vita lavorativa: tale limite è complessivo fra tutti gli aventi diritto per ogni disabilità grave. Pertanto, chi ha più di un familiare disabile può beneficiare del congedo per ciascuno di essi, ma non potrà comunque mai superare i due anni. La legge, invero, non ha previsto il cosiddetto “raddoppio”.

Ma sul punto ora è ragionevole aspettarsi una revisione da parte del legislatore.

Con l'ordinanza del 10 gennaio 2024 la sezione lavoro del Tribunale di Treviso ha infatti accolto il ricorso di una lavoratrice riconoscendole il diritto al congedo straordinario retribuito per assistere il padre disabile, nonostante ne avesse già fruito in precedenza per assistere la madre bisognosa di cura ed assistenza.
L'ordinanza cautelare in commento, quindi, ancora una volta, richiama l'attenzione del legislatore sulla complessa e delicata questione della conciliazione fra lavoro ed esigenze di assistenza ai familiari disabili: occorre, come sempre, assicurare una risposta alle esigenze di sicurezza economica di chi è costretto ad assentarsi per la cura di familiari non autosufficienti senza dover, per questo, rinunciare al proprio posto di lavoro.


Vai alla Fonte [mc4wp_form id="5878"]
Close