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Legge 104, può essere revocata dall’INPS, ecco cosa fare se te la tolgono: tutti i passaggi da seguire e come difenderti

Pubblicato il: 12/03/2025

Perdere un diritto che si riteneva acquisito può costituire un evento destabilizzante, soprattutto quando riguarda agevolazioni e benefici economici particolarmente utili per la qualità della vita. Un esempio è rappresentato dalla revoca della Legge 104, che coinvolge molte persone, spesso incerte su come reagire e quali azioni intraprendere.
Questa revoca può avvenire per diverse ragioni: il mancato superamento di una visita di revisione, l’assenza ingiustificata a un accertamento medico o l’utilizzo improprio dei permessi concessi dalla normativa. In ogni caso, è essenziale conoscere le procedure da seguire per cercare di ripristinare il beneficio o valutare eventuali alternative.

Come comportarsi in caso di revoca della Legge 104
L’accesso alle tutele previste dalla Legge 104 non è automatico, ma è soggetto ad una particolare procedura. I soggetti interessati devono, infatti, presentare domanda all’INPS, che valuta la richiesta sulla base di una certificazione medica iniziale rilasciata dal proprio medico curante. Il richiedente deve, poi, sottoporsi ad una visita di controllo da parte della Commissione medico-legale, la quale redigerà un verbale. In caso di esito positivo della visita, verranno riconosciuti lo stato di disabilità e i benefici correlati.
Tuttavia, anche dopo l’approvazione, questi diritti non sono definitivi. La loro revoca può avvenire, ad esempio, se il soggetto non si presenta a una visita di revisione o se il riesame medico stabilisce il venir meno delle condizioni che avevano portato alla concessione del beneficio.
Di fronte a una revoca, la prima cosa da fare è contattare l’INPS per ottenere chiarimenti, utilizzando il servizio online “INPS risponde” o il Contact Center dell’Istituto. Se le spiegazioni ricevute non risultano soddisfacenti, è possibile ricorrere per vie legali, impugnando la decisione entro sei mesi dalla notifica. Una volta superato questo termine, l’unica alternativa sarà presentare una nuova richiesta di riconoscimento.

Obbligo di accertamento tecnico preventivo
Dal 1° gennaio 2012, chi intende presentare ricorso ai fini del riconoscimento dei diritti previsti dalla Legge 104 deve obbligatoriamente avviare un accertamento tecnico preventivo, come previsto dall’art. 38 della L. 98/2011, che ha inserito nel codice di procedura civile il nuovo art. 445 bis del c.p.c., il quale dispone che “[…] chi intende proporre in giudizio domanda per il riconoscimento dei propri diritti presenta con ricorso al giudice competente ai sensi dell'articolo 442 codice di procedura civile, presso il Tribunale nel cui circondario risiede l'attore, istanza di accertamento tecnico per la verifica preventiva delle condizioni sanitarie legittimanti la pretesa fatta valere. L'espletamento dell'accertamento tecnico preventivo costituisce condizione di procedibilità della domanda di cui al primo comma.”
Questo accertamento consiste in una verifica preliminare delle condizioni sanitarie che giustificano la richiesta del beneficio. Senza aver completato tale fase, il giudice non può procedere con l’esame del caso.
L’improcedibilità del ricorso può essere sollevata dal convenuto o rilevata d’ufficio dal giudice, ma solo entro la prima udienza. Se il giudice verifica che l’accertamento tecnico non è stato effettuato o non è stato portato a termine, concede alle parti un termine di quindici giorni per presentare l’istanza necessaria o completare la procedura già avviata.

Rischi e sanzioni per abuso dei permessi
La revoca della Legge 104 può avvenire non solo per motivi sanitari, ma anche in seguito all’utilizzo improprio delle agevolazioni. Un esempio concreto è quello del lavoratore che utilizza i permessi retribuiti per scopi personali, anziché per assistere un familiare disabile.
Un simile comportamento può determinare il licenziamento per giusta causa, in quanto mina il rapporto di fiducia con il datore di lavoro. Prima di procedere con il licenziamento, però, il datore di lavoro è tenuto ad avviare un procedimento disciplinare, offrendo al dipendente la possibilità di giustificarsi.
In situazioni più gravi, l’abuso della Legge 104 può configurare il reato di truffa aggravata ai danni dello Stato art. 640 bis del c.p., con conseguenze di natura penale. Per evitare rischi e agire nel rispetto della normativa, è sempre consigliabile rivolgersi a un medico, un patronato o un CAF, così da ricevere informazioni precise in base alla propria situazione specifica.


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