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Mantenimento figli, devi pagare anche se sei disoccupato o in difficoltà economica: sentenza Corte d’Appello di Napoli

Pubblicato il: 13/08/2025

Una delle maggiori giustificazioni che i genitori separati adducono per non versare l’assegno di mantenimento ai propri figli consiste nelle difficoltà finanziarie che ogni giorno sono costretti ad affrontare. La perdita del lavoro, il mancato pagamento da parte di un cliente o, semplicemente, un calo nella propria attività professionale costituiscono difese piuttosto frequenti, ma la posizione della giurisprudenza al riguardo è particolarmente rigida.
Una recente sentenza della Corte d’Appello di Napoli, datata 27 maggio 2025 (n. 10830), ha ribadito un principio ormai consolidato: non basta trovarsi in difficoltà economica o essere disoccupati per evitare la responsabilità penale legata all’omissione del mantenimento.

La linea dura della Corte d’Appello di Napoli
Secondo i giudici napoletani, per sottrarsi a una condanna penale per violazione degli obblighi di assistenza familiare, di cui all’art. 570 del c.p., il genitore deve dimostrare di trovarsi in una condizione di indigenza assoluta e incolpevole. Si tratta di una situazione estrema, in cui il soggetto è totalmente impossibilitato a procurarsi le risorse necessarie a provvedere al minimo vitale, né per sé né per i figli. Inoltre, la causa di questa impossibilità non deve essere il frutto di scelte negligenti o volontarie.
Pertanto, la sola perdita del lavoro o una crisi finanziaria (anche grave) non rappresentano, di per sé, una scusa legittima per non pagare l’assegno.

Il caso che ha acceso i riflettori
La sentenza riguarda il caso di un ragioniere separato, imputato per non aver corrisposto l’assegno stabilito per i figli. L’uomo aveva motivato il mancato pagamento con una situazione economica deteriorata, dovuta al calo di rendimento della sua attività professionale.
La Corte ha però respinto questa giustificazione, evidenziando che:

  • non erano state presentate prove concrete, come documenti bancari o atti che attestassero la ricerca di un lavoro;
  • l’importo del mantenimento era stato deciso da un giudice già tenendo conto delle sue condizioni economiche precarie;
  • smettere di pagare unilateralmente non è mai ammesso: in caso di difficoltà bisogna rivolgersi al tribunale per chiedere una revisione formale dell’assegno.

Difficoltà economica e indigenza assoluta: una distinzione chiave
In ambito penale, occorre distinguere nettamente tra:
  • difficoltà economica: una situazione in cui le risorse scarseggiano e il genitore fatica a far fronte agli impegni, ma può comunque cercare soluzioni per rispettare i propri obblighi. Il dovere di mantenere i figli resta prioritario e deve essere assolutamente onorato, anche compiendo notevoli sacrifici;
  • indigenza assoluta e incolpevole: una condizione di privazione totale e oggettiva, in cui manchino del tutto i mezzi per provvedere al minimo vitale e che sia incolpevole, ossia non derivi da scelte o comportamenti colposi. Solo questa situazione può esonerare dalla responsabilità penale.

Perché la normativa è così severa?
Il motivo della severità risiede nella necessità di tutelare il benessere dei minori. La mancata corresponsione dell’assegno di mantenimento non si traduce in un semplice ritardo, ma in un pregiudizio diretto alla salute, alla crescita e alla stabilità emotiva dei figli.

Consigli per chi si trova in difficoltà economica
La pronuncia della Corte d’Appello fornisce un insegnamento piuttosto chiaro: qualora un genitore stia attraversando un momento di crisi, la strada corretta non è mai smettere di versare l’assegno senza informare l’autorità giudiziaria competente. Piuttosto, è consigliabile:

  • continuare a versare quanto possibile, anche se parzialmente, per dimostrare la volontà di rispettare l’obbligo;
  • rivolgersi tempestivamente al tribunale civile, presentando un’istanza di modifica delle condizioni della separazione o del divorzio e ottenere, così, la riduzione dell’importo dell’assegno, allegando prove documentali a dimostrazione della nuova situazione economica;
  • attivarsi concretamente nella ricerca di un nuovo o differente lavoro e adottare ogni soluzione possibile, atta a fronteggiare gli impegni.

L’importanza della prova: cosa serve dimostrare
In tutti questi casi, l’onere della prova è a carico del genitore obbligato. Per evitare conseguenze penali, lo stesso deve dimostrare con prove chiare e documentate:
  • la perdita del lavoro o il grave calo di reddito certificato;
  • le attività di ricerca di una nuova occupazione;
  • l’esaurimento delle risorse patrimoniali disponibili;
  • l’assenza di uno stile di vita incompatibile con la condizione dichiarata.

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