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Partite IVA 2026, flat tax al 15% fino a 100mila euro per i forfettari e rottamazione selettiva: ecco tutte le novità

Pubblicato il: 08/09/2025

Il dibattito fiscale tra gli addetti ai lavori è animato da due proposte che, se approvate, potrebbero avere impatti significativi sulle partite IVA italiane: l’estensione della flat tax al 15 % per chi opera con il regime forfettario fino a una soglia annua di ricavi pari a 100.000 euro e l’introduzione di una rottamazione selettiva dei debiti fiscali (c.d. rottamazione quinquies), più circoscritta nei destinatari.

Ma cosa prevedrebbe questa flat tax potenziata?

Attualmente, chi aderisce al regime forfettario non è soggetto all’IRPEF progressiva a scaglioni, ma paga un’imposta sostitutiva pari al 15% (ridotta al 5% per i primi cinque anni, in presenza di specifici requisiti), che sostituisce IRPEF, addizionali e IRAP. L’applicazione di tale sistema è consentita a chi non supera la soglia di 85.000 euro di ricavi annui. Tale limite, però, verrebbe innalzato a 100.000,00 euro secondo le proposte che il Governo intende inserire nella legge di bilancio per il 2026.

L’obiettivo è chiaro: rendere il regime fiscale più attrattivo per una platea più ampia di professionisti e microimprenditori, semplificando il sistema tributario ed evitando la complicazione della tassazione progressiva IRPEF. Si tratta di una sorta di “premialità” per forme di attività a basso volume operazionale, che potrebbe migliorare la competitività fiscale rispetto ad altri Paesi europei.

Tuttavia, l’estensione non sarebbe garantita a tutti indistintamente. L'idea è che alcune condizioni, come il rispetto dei limiti di spesa in lavoro dipendente o collaborazioni e una regolarità contributiva, restino centrali: in caso di violazioni, si perderebbe l’accesso al regime agevolato già nell’anno successivo.

Al di là delle spinte politiche interne, esistono seri limiti derivanti dalla normativa europea. Dal 1° gennaio 2025, infatti, la nuova direttiva (UE) 2020/285 ha abrogato disposizioni che permettevano agli Stati membri di erigere franchigie IVA differenziate per le piccole imprese: da allora, la franchigia IVA è armonizzata tra gli Stati membri e finisce per rendere complicata, se non impossibile, l’estensione unilaterale del nostro limite nazionale al forfettario per operazioni interne.
Dunque, per estendere l’applicazione del regime forfettario a 100.000 euro, l’Italia dovrebbe chiedere una revisione delle normative comunitarie: un iter lungo e incerto, difficilmente conciliabile con le scadenze della legge di bilancio.

Parallelamente, la proposta di rottamazione quinquies punta a offrire una nuova definizione agevolata dei debiti fiscali e contributivi, ma solo a categorie selezionate di contribuenti. L’idea è, infatti, quella di evitare un condono di massa. Questo condono fiscale sarebbe indirizzato a chi versa in difficoltà reali, come piccoli imprenditori in crisi, professionisti che hanno subito un calo di reddito o famiglie con ISEE sotto determinate soglie.

La proposta, seppur più rigida, vuole bilanciare bisogni di equità con la responsabilità fiscale, scoraggiando il mancato adempimento fiscale sistematico.
Tuttavia, l’estensione del forfettario può favorire l’adesione legale di molte micro-attività, ma corre il rischio di accentuare la disparità tra lavoro autonomo e subordinato: quest’ultimo non gode di analoghe agevolazioni. Le categorie sociali e sindacati lo sottolineano come un possibile squilibrio.

La rottamazione selettiva, al contrario, punta a una maggiore equità, ma se i criteri risultassero troppo stringenti rischierebbero di escludere soggetti in reale difficoltà. La politica dovrà calibrare bene le soglie di accesso, l’importo minimo dei debiti agevolabili e i tempi di adesione.
In vista della Legge di Bilancio 2026, il governo sembra voler tracciare un percorso fiscale che concilia semplificazione per le partite IVA e giustizia contributiva.

Entrambe le mosse si confrontano con evidenti criticità: la prima incontra ostacoli normativi internazionali; la seconda richiede un disegno chiaro e trasparente per non generare effetti discriminatori o forieri di contenzioso.


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