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Pensione 2025, puoi andarci con il 100% dello stipendio in base alla tua età: ecco come, tutte le prospettive e calcoli

Pubblicato il: 12/04/2025

Per molti lavoratori, il passaggio dalla vita lavorativa alla pensione rappresenta un’incognita, soprattutto per quanto riguarda la possibilità di mantenere inalterato il proprio reddito. Sebbene il sistema previdenziale pubblico fornisca una base solida, per ottenere un assegno pensionistico che si avvicini allo stipendio percepito durante lo svolgimento dell’attività lavorativa è necessaria un’attenta pianificazione. Il ruolo della previdenza complementare diventa quindi cruciale, soprattutto per chi ha iniziato a lavorare dopo il 1996 e rientra interamente nel regime contributivo.
Le simulazioni effettuate su profili di lavoratori dipendenti, con stipendi compresi tra 1.800 e 2.200 euro netti, evidenziano un tasso di sostituzione – ovvero il rapporto tra pensione e ultimo reddito – che oscilla tra il 70% e il 72%.
Tuttavia, chi sceglie di destinare il proprio Trattamento di Fine Rapporto (TFR) a un fondo pensione può beneficiare di un incremento significativo. Un lavoratore di 50 anni con una strategia di investimento prudente potrebbe vedere la propria pensione salire al 77%, mentre un 30enne con un portafoglio più dinamico potrebbe addirittura superare il 100% del reddito da lavoro, garantendosi un assegno pensionistico superiore allo stipendio.

L’importanza dei versamenti aggiuntivi
Il solo TFR, dunque, non sempre è sufficiente per raggiungere l’obiettivo di una pensione pari all’ultimo stipendio percepito. Per colmare il divario, è possibile effettuare versamenti aggiuntivi, il cui importo varia in base all’età e al profilo di rischio scelto. Ad esempio, un lavoratore di 40 anni con una propensione al rischio più elevata dovrebbe integrare con circa 119 euro al mese, mentre un 50enne con un approccio più conservativo potrebbe aver bisogno di versare fino a 843 euro mensili. Un aspetto da considerare è la possibilità di dedurre fiscalmente questi contributi, riducendo il peso effettivo dell’investimento tra il 23% e il 43% in base all’aliquota IRPEF applicata.
Le proiezioni cambiano se si ipotizza una crescita salariale reale dell’1,5% annuo oltre l’inflazione. In questo scenario, il tasso di sostituzione scenderebbe tra il 55% e il 61%, rendendo ancora più importante l’accantonamento in un fondo pensione. Un 30enne con una strategia di investimento aggressiva dovrebbe, allora, versare 148 euro al mese per garantire un reddito pensionistico pari al 100% dell’ultimo stipendio, mentre un 50enne con un portafoglio prudente arriverebbe a 1.422 euro.

Le scelte dei lavoratori: TFR in azienda o previdenza complementare?
Nonostante i vantaggi della previdenza integrativa, i dati mostrano che la maggior parte dei lavoratori continua a lasciare il proprio TFR in azienda o nel Fondo di Tesoreria INPS, senza sfruttare appieno il potenziale di crescita offerto dai fondi pensione. Tra il 2007 e il 2023, solo il 22% del TFR maturato è stato destinato alla previdenza complementare, mentre il restante 78% è rimasto nelle aziende con meno di 50 dipendenti o è confluito nella gestione pubblica.
Secondo i dati della COVIP, la rivalutazione del TFR lasciato in azienda si è attestata intorno al 2,4% annuo negli ultimi dieci anni, mentre i rendimenti dei fondi pensione hanno mostrato variazioni più ampie, con alcune linee di investimento che hanno registrato una crescita superiore al 4,7%. Inoltre, dal punto di vista fiscale, la tassazione finale del TFR varia dal 23% al 43% se lasciato in azienda, mentre per quello versato in un fondo pensione si riduce tra il 9% e il 15%, a seconda della durata dell’adesione.

Anticipare la pensione con la previdenza complementare
A partire dal 2025, chi ha iniziato a lavorare dopo il 1996 potrà utilizzare i risparmi accumulati nei fondi pensione per anticipare l’uscita dal mondo del lavoro fino a tre anni, abbassando l’età pensionabile da 67 a 64 anni. Tuttavia, per accedere a questa possibilità sarà necessario soddisfare alcuni requisiti, tra cui la maturazione di un assegno almeno pari a tre volte l’importo dell’assegno sociale, pari a circa 1.400 euro netti al mese.
Le lavoratrici madri potranno beneficiare di soglie più basse, con una riduzione del requisito minimo per chi ha uno o più figli. Chi sceglierà questa opzione dovrà, però, accettare alcune limitazioni, come il divieto di proseguire l’attività lavorativa dopo il pensionamento e il requisito di almeno 25 anni di contributi versati (30 dal 2030).

Il caso dei lavoratori autonomi
Per i liberi professionisti e gli imprenditori, la situazione è più complessa. Non potendo contare sul TFR e versando contributi previdenziali inferiori rispetto ai lavoratori dipendenti, gli autonomi rischiano di ottenere una pensione significativamente più bassa, con tassi di sostituzione che si aggirano tra il 49% e il 64%.
Per raggiungere un livello di reddito adeguato, i lavoratori autonomi potrebbero beneficiare di un trattamento previdenziale pari all’80% dell’ultima retribuzione percepita. Ciò comporta versamenti aggiuntivi, che variano sensibilmente in base all’età e al profilo di rischio: un 30enne con un portafoglio più dinamico potrebbe limitarsi a investire 85 euro al mese, mentre un 50enne con un approccio più prudente potrebbe aver bisogno di destinare oltre 1.100 euro. Anche in questo caso, la deducibilità fiscale rappresenta un incentivo significativo, riducendo il peso effettivo degli investimenti tra il 23% e il 43%.

Agire oggi per garantirsi un futuro sereno
Costruire una pensione che permetta di mantenere lo stesso tenore di vita del periodo lavorativo non è un obiettivo irraggiungibile, ma richiede consapevolezza e una pianificazione accurata. Il TFR può rappresentare un’importante risorsa, ma se lasciato in azienda potrebbe non essere sufficiente a compensare la riduzione del reddito dopo il pensionamento.
Optare per la previdenza complementare, diversificare le strategie di investimento e valutare versamenti aggiuntivi sono passaggi fondamentali per chi desidera un futuro senza sorprese. I giovani lavoratori possono sfruttare il vantaggio del tempo per accumulare rendimenti più elevati, mentre chi è più vicino alla pensione dovrà integrare con sforzi maggiori. In ogni caso, l’importante è iniziare a pianificare, per evitare di ritrovarsi con un assegno pensionistico inferiore alle aspettative.


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