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Pensione anticipata 2025, adesso puoi aumentare l’assegno appena compiuti 67 anni, ecco come: sentenza della Cassazione

Pubblicato il: 06/02/2025

Il calcolo della pensione è notoriamente un processo complesso. Questo perché dipende da vari fattori: il sistema previdenziale in vigore, gli anni di contributi versati, il reddito durante la carriera lavorativa, l'età di pensionamento e altre variabili.

Ma la difficoltà nell’effettuare una stima precisa è legata, soprattutto, al fatto che le normative sono soggette a cambiamenti costanti e le modalità di calcolo della pensione possono variare in base al tipo di sistema adottato (retributivo, contributivo, o misto).
Nel sistema retributivo, ad esempio, se, negli ultimi anni che precedono la pensione, invece di avere un aumento, il lavoratore ha subito una riduzione dello stipendio o ha perso il lavoro, percependo un assegno di disoccupazione, la pensione potrebbe risultare ridotta. Con il sistema retributivo, infatti, si tiene conto degli stipendi percepiti dal lavoratore compresi negli ultimi 5 o 10 anni.
Diversamente, nei casi in cui l’assegno viene calcolato sulla base del montante contributivo maturato (sistema contributivo), tale effetto penalizzante non si verifica.

Esistono, tuttavia, opportunità di ricalcolare la pensione in modo più favorevole, in particolare per chi ha subito periodi di contributi "svantaggiosi". Si fa riferimento allo strumento della "neutralizzazione dei contributi", un meccanismo grazie al quale si consente di ricalcolare la pensione in modo più favorevole, ovvero di escludere dal calcolo pensionistico quei periodi di contribuzione che, a causa di retribuzioni più basse, determinano un assegno inferiore.

Ciò è stato reso possibile soprattutto grazie all’indirizzo espresso dalla Corte Costituzionale nella sentenza n. 82 del 2017, con cui – dichiarandosi l’illegittimità costituzionale dell’articolo 3, ottavo comma, della legge 29 maggio 1982, n. 297 – è stato stabilito che “quando il diritto alla pensione sia già sorto in conseguenza dei contributi in precedenza versati, la contribuzione successiva non può compromettere la misura della prestazione potenzialmente maturata, soprattutto quando sia più esigua per fattori indipendenti dalle scelte del lavoratore”.

Sulla base dei principi affermati dalla Corte Costituzionale, l’interessato ha diritto al ricalcolo del proprio trattamento pensionistico, senza la valutazione della contribuzione per disoccupazione che si collochi nell’ultimo quinquennio precedente la decorrenza della pensione, ove la neutralizzazione determini un importo più favorevole.
I periodi di contribuzione figurativa per trattamenti di disoccupazione, collocati nell’ultimo quinquennio – è stato poi chiarito dall'INPS – devono essere neutralizzati per l’intero periodo, non essendo consentito neutralizzare singoli periodi all’interno del periodo massimo considerato (cfr. messaggio INPS n. 12002/2006). Peraltro – precisa ancora l'Istituto previdenziale – in considerazione del richiamo della sentenza a “periodi di contribuzione per disoccupazione relativi alle ultime 260 settimane”, è possibile procedere a neutralizzare, dal computo della retribuzione pensionabile e dell'anzianità contributiva, periodi di disoccupazione anche inferiori al periodo massimo considerato (quinquennio), qualora gli stessi siano collocati successivamente al raggiungimento del requisito contributivo minimo per il diritto a pensione.

Sul tema non può trascurarsi, poi, di menzionare anche la sentenza n. 173 del 2018, in cui la Corte – dichiarando l’illegittimità degli artt. 5, comma 1, L. n. 233 del 1990 ed 1, comma 18, L. n. 335 del 1995 – conclude che, ai fini della determinazione delle quote di trattamento pensionistico, se il lavoratore autonomo che abbia già conseguito l’anzianità contributiva minima continua a lavorare accumulando altri contributi, deve essere possibile escluderli dal computo se comportano un trattamento pensionistico meno favorevole.


Nel mosaico di norme, prassi e giurisprudenza appena ricostruito si aggiunge, ora, un ulteriore tassello a seguito della sentenza n. 30803, depositata lo scorso 2 dicembre 2024, con cui la Corte di Cassazione prefigura un’opportunità che può migliorare sensibilmente l'importo dell’assegno pensionistico nel caso di pensionamenti anticipati. Se, in passato, la neutralizzazione contributi svantaggiosi poteva essere richiesta solo contestualmente alla domanda di pensione, ora, grazie alla nuova interpretazione della Cassazione, anche coloro che sono già pensionati possono presentare richiesta di ricalcolo una volta raggiunta l’età per la pensione di vecchiaia.

In particolare, la Suprema Corte, nell’interpretare la previsione della L. n. 153 del 1969, art. 22, comma 5, secondo cui "la pensione di anzianità è equiparata a tutti gli effetti alla pensione di vecchiaia quando il titolare di essa compie l’età stabilita per il pensionamento di vecchiaia", ha chiarito che essa deve essere intesa nel senso che "al compimento dell’età pensionabile prevista per la pensione di vecchiaia diviene applicabile tutta la disciplina dettata per tale pensione, ivi compresa quella relativa ai requisiti contributivi, con la conseguenza che diviene astrattamente possibile richiedere la neutralizzazione di quella parte della contribuzione finale che si appalesi non più necessaria in relazione al requisito contributivo proprio della pensione di vecchiaia e la cui sterilizzazione appaia invece idonea a garantire all’assicurato un più elevato trattamento di pensione".

In tal modo, fermo restando che l’esclusione dei contributi penalizzanti potrà essere richiesta solo da chi è in possesso dei requisiti anagrafici per la pensione di vecchiaia (67 anni), viene offerta una possibilità in più al lavoratore che ha anticipato il pensionamento: egli può, infatti, chiedere di escludere alcuni anni di versamenti sfavorevoli, ottenendo un ricalcolo che si trasformi in una pensione più alta. Questa opportunità si rivela particolarmente utile per coloro che, in fasi finali della loro carriera, hanno percepito retribuzioni più basse a causa di ristrutturazioni aziendali, crisi economiche o scelte lavorative personali.


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