Pubblicato il: 17/03/2025
La percentuale di pensione assegnata varia in base al grado di parentela con il defunto.
Più nel dettaglio, il coniuge superstite ha diritto al 60% della pensione goduta in vita dal titolare. Invece, al figlio unico superstite (minore, studente o inabile) spetta il 70%. In caso di due figli (o nipoti) superstiti, in assenza di coniuge, essi hanno diritto all’80% della pensione del genitore deceduto. In caso di tre o più figli (o nipoti), in assenza di coniuge toccherà loro il 100% della pensione.
Occorre, poi, aggiungere che la pensione del dante causa è destinata a fratelli e sorelle solamente in assenza di coniuge, figli e genitori ed esclusivamente nel caso in cui soddisfino determinate condizioni:
- celibi o nubili;
- inabili al lavoro al momento della morte del pensionato;
- non titolari di pensione diretta;
- a carico del dante causa.
Sulla tematica della reversibilità è intervenuta in più occasioni la Corte Costituzionale, ampliandone il raggio di tutela solidaristica secondo le seguenti direttrici:
- estendendo il novero dei soggetti legittimati a ricevere la pensione di reversibilità, con la dichiarazione dell'illegittimità costituzionale dell'art. 38 del D.P.R. n. 818 del 1957 nella parte in cui non include, tra i destinatari diretti ed immediati della suddetta pensione, i nipoti maggiorenni orfani riconosciuti inabili al lavoro e viventi a carico del pensionato defunto (cfr. sent. n. 88 del 2022 e circ. Inps 64/2024);
- dichiarando che la pensione di reversibilità non può essere decurtata, in caso di cumulo con ulteriori redditi del beneficiario, di un importo che superi l'ammontare complessivo dei medesimi redditi aggiuntivi (cfr. sent. n. 162/2022).
In materia, ancora, si ricorda che l'INPS, con la circolare n. 19 del 2022, aveva esteso il diritto alla pensione di reversibilità anche in favore dei soggetti separati con addebito e senza diritto agli alimenti, seguendo le pronunce in tal senso della Cassazione (cfr. sentt. n. 2606 /2018 e n. 7464/2019).
Da ultimo, con l'ordinanza n. 14287 del 22 maggio 2024, la Corte di Cassazione ha stabilito un importante principio in materia di trattamento della pensione di reversibilità: il superstite di un soggetto che riceveva una pensione di reversibilità non ha diritto di continuare a percepirla dopo il decesso del beneficiario originario.
Il caso
La vicenda ha avuto origine dalla richiesta di una donna che, in seguito alla morte della madre, titolare di una pensione di reversibilità ricevuta dopo la morte del marito, ha chiesto di subentrare nel trattamento pensionistico. La donna, in particolare, aveva sostenuto che, essendo a carico della madre, avrebbe dovuto continuare a beneficiare della pensione di reversibilità.
In prima battuta, la Corte d'Appello aveva accolto la richiesta della donna, riconoscendo la sua posizione. Tuttavia, l'INPS ha fatto ricorso in Cassazione, contestando la decisione.
Le osservazioni della Suprema Corte
La Corte di Cassazione, con la citata ordinanza, ha annullato la decisione della Corte d'Appello, stabilendo che la pensione di reversibilità non può essere trasferita ai superstiti del beneficiario originario. Secondo la Cassazione, la reversibilità è una prestazione che si configura come un trattamento destinato esclusivamente a chi dipendeva economicamente dal titolare della pensione diretta, e non può essere ereditata o trasmessa oltre il primo livello di superstiti.
Un aspetto cruciale della pronuncia riguarda la distinzione tra pensione diretta e pensione di reversibilità. La pensione diretta è quella che spetta al lavoratore per il diritto maturato grazie ai contributi versati, mentre la pensione di reversibilità è una prestazione concessa ai familiari superstiti, in seguito al decesso del titolare della pensione diretta.
La Cassazione ha, quindi, ribadito che la pensione di reversibilità nasce e si estingue con il rapporto tra il titolare originario e i suoi superstiti diretti. Deve, pertanto, escludersi che, alla morte del titolare di pensione di reversibilità, detto trattamento venga ulteriormente attribuito ai superstiti di questo.
Le ragioni alla base della decisione della Corte di Cassazione sono state principalmente le seguenti:
- l'assenza di una specifica norma che permetta di estendere la pensione di reversibilità oltre il primo livello di superstiti. Questo trattamento previdenziale è concepito come una prestazione limitata a chi è direttamente legato al titolare originario della pensione;
- la finalità della pensione di reversibilità, che è quella di garantire un sostegno economico ai familiari che dipendevano dal reddito del titolare della pensione diretta. L'eventuale estensione del trattamento ad altri superstiti non giustificherebbe più questa finalità.
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