Pubblicato il: 27/11/2024
Il nuovo anno porterà importanti modifiche in tema di pensioni. Dal prossimo gennaio, per le pensioni minime, ci sarà un aumento e, dunque, si raggiungerà un importo mensile più alto rispetto alle cifre attuali. Un incremento che deriva dalla rivalutazione degli importi da adeguare al costo della vita.
Quali sono le novità che riguardano la rivalutazione delle pensioni (ossia, l’adeguamento dei trattamenti al costo della vita)?
È giusto precisare subito che il costo della vita non è cresciuto come negli anni scorsi e, conseguentemente, gli aumenti dovrebbero essere limitati.
Dunque, con riguardo alle pensioni, cerchiamo di capire gli aumenti stimati per il prossimo 2025.
Per fare questo, è necessario prima fare una precisazione.
Al contrario di quanto indicato nelle Leggi di Bilancio degli ultimi due anni, il prossimo provvedimento non prevede misure sulla rivalutazione delle pensioni. Infatti, al momento, non c’è alcun riferimento al meccanismo di limitazione della rivalutazione automatica per le pensioni superiori a quattro volte il minimo.
Di conseguenza, rispetto a quanto rimasto in vigore negli ultimi due anni, il 2025 potrebbe segnare il ritorno del sistema che era previsto dalla Legge n. 388 del 2000: ossia, il sistema della rivalutazione piena rapportata all’indice inflattivo calcolato dall’ISTAT.
In particolare, se non ci saranno modifiche in Parlamento, il prossimo adeguamento dei trattamenti al tasso di inflazione ci sarà sulla base di tre livelli differenti di aumenti:
- il 100% per i soggetti che prendono meno di tre volte l’assegno minimo;
- il 90% per coloro che ricevono tra tre e cinque volte il minimo;
- il 75% per chi prende oltre cinque volte il minimo.
Ora, ai fini del calcolo dell’adeguamento, il problema è precisare il tasso di inflazione.
In realtà, allo stato delle cose, l’ISTAT non ha ancora ufficializzato il tasso sul quale deve essere calcolato l’adeguamento dei trattamenti. Tuttavia, guardando alle ultime stime relativamente ai dati degli ultimi mesi dell’anno, l’indice di adeguamento potrebbe essere intorno all’1% e, più precisamente, all’1,6%.
Peraltro, il discorso non finisce qui. Infatti, in Legge di Bilancio si sta parlando anche di un aumento straordinario per la pensione minima: cioè, per il prossimo anno, oltre alla rivalutazione parametrata all’indice ISTAT, le pensioni non superiori al trattamento minimo (nel 2024, pari a un ammontare di 598,61 euro mensili) beneficeranno anche di una rivalutazione straordinaria.
Per il momento, l’incremento aggiuntivo, ipotizzato dalla nuova Manovra, è del 2,2% per il 2025 (e dell'1,3% per il 2026).
A tal riguardo, si deve evidenziare che, negli ultimi due anni, c’è stato un incremento: la Legge di Bilancio del 2023 stabiliva un aumento dell’1,5% per tutti e del 6,4% per i soggetti pensionati con 75 anni di età o più, mentre il successivo provvedimento del 2024 prevedeva una rivalutazione pari al 2,7% per tutte le pensioni inferiori al trattamento minimo.
Però, tradotto in denaro, che cosa significa quanto appena detto?
Con la Legge di Bilancio 2025 si dovrebbe passare da una rivalutazione del 2,7% a una rivalutazione più bassa, del 2,2%.
Pertanto, anche volendo considerare un incremento in virtù dell’adeguamento del trattamento al tasso di inflazione (che, come abbiamo detto, viene stimato intorno all’1%, almeno al momento), ci sarà un aumento di circa tre euro al mese rispetto a quanto percepito quest’anno.
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