Pubblicato il: 13/03/2025
Ad oggi, peculiarità della pensione di vecchiaia è un requisito contributivo non eccessivamente severo (20 anni), a fronte di un requisito anagrafico ben più stringente: la cosiddetta età pensionabile, che anche per il 2025 resta fissata a 67 anni per tutte le categorie di lavoratori, vale a dire uomini e donne, dipendenti e autonomi.
Per quanto riguarda i contributi considerati, occorre precisare che, ai fini del raggiungimento dei 20 anni, vale la contribuzione a qualsiasi titolo versata o accreditata in favore dell’assicurato. Si considerano cioè egualmente “validi” contributi da lavoro, da riscatto, figurativi e versamenti volontari.
La pensione anticipata contributiva è, invece, accessibile con 64 anni di età e 20 anni di versamenti ed è rivolta ai lavoratori cosiddetti “contributivi puri”, che hanno iniziato a lavorare e versare i contributi dopo il 31 dicembre 1995. Inoltre, l’accesso a tale trattamento pensionistico presuppone che l’importo della pensione sia almeno triplo rispetto all’assegno sociale (538,68 euro). Per le donne con figli sono previsti benefici: ogni figlio consente uno sconto di 4 mesi sull’età pensionabile, che può arrivare a 16 mesi per chi ha avuto almeno quattro figli. Inoltre, per le donne, il requisito dell’importo minimo della pensione può essere anche pari a 2,6 volte l’assegno sociale, se hanno avuto più di un figlio, o a 2,8 volte se ne hanno avuto uno solo.
Il diniego opposto dall’INPS, nel caso di Marco, potrebbe essere dovuto al mancato soddisfacimento del requisito economico richiesto per accedere alla pensione di vecchiaia.
Marco rientra, infatti, nella categoria dei «contributivi puri», avendo richiesto il computo dei contributi nella Gestione Separata. Al riguardo si ricorda che la Gestione Separata INPS è un particolare regime previdenziale, introdotto con la Legge n. 335/1995 per garantire una copertura contributiva a determinate categorie di lavoratori autonomi e parasubordinati, non iscritti ad altre forme di previdenza obbligatoria. Si tratta di un sistema che consente a diverse tipologie di lavoratori di ottenere tutele previdenziali altrimenti non disponibili: optare per il computo dei contributi nella Gestione Separata è un’operazione che consente di trasferire i contributi accreditati nelle altre gestioni (come il Fondo lavoratori dipendenti, le gestioni speciali degli autonomi) nella Gestione Separata stessa, a condizione di soddisfare i seguenti requisiti:
- versamento di almeno un contributo mensile nella Gestione Separata;
- almeno 15 anni di contribuzione complessiva tra le diverse gestioni, di cui almeno 5 successivi al 1° gennaio 1996;
- meno di 18 anni di contributi accreditati al 31 dicembre 1995.
Il computo dei contributi nella Gestione Separata comporta che la pensione venga calcolata interamente con il metodo contributivo, come avviene per coloro che hanno iniziato a versare contributi solo dopo il 1° gennaio 1996. Questo, se da un lato consente di accedere ad alcune forme di pensionamento specifiche per i contributivi puri – come la pensione di vecchiaia a 71 anni con almeno 5 anni di contributi o la pensione anticipata a 64 anni con 20 anni di contributi – , dall’altro impone un ulteriore requisito economico per accedere alla pensione di vecchiaia.
Per i contributivi puri, non basta infatti aver compiuto 67 anni e maturato 20 anni di contributi: si richiede anche che l’assegno di pensione spettante, al momento della domanda, sia pari almeno a 1,5 volte il valore dell’assegno sociale, che nel 2025 equivale a circa 538,68 euro mensili.
Se l’importo della pensione non raggiunge questa soglia, l’Inps oppone il diniego all’istanza presentata e, quale alternativa di pensionamento, resta quella di attendere il compimento dei 71 anni: quando, cioè, la pensione di vecchiaia contributiva sarà erogata a prescindere dall’importo dell’assegno.
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