Pubblicato il: 22/09/2025
Il Decreto Giustizia n. 117/2025, approvato nel mese di agosto, ha introdotto una trasformazione radicale nel sistema dell'equa riparazione previsto dalla celebre Legge Pinto (L. 89/2001). Questa normativa, pensata per risarcire chi subisce processi dalla durata eccessiva, fino ad oggi costringeva i cittadini a un paradosso: per ottenere l'indennizzo dovuto ai ritardi della giustizia, bisognava attendere che il processo si concludesse definitivamente, con il rischio di aspettare anni e anni prima di poter anche solo presentare la richiesta. Il termine tassativo per fare domanda era infatti di sei mesi dalla sentenza definitiva, creando un sistema che puniva doppiamente chi già stava subendo i disservizi del sistema giudiziario.
La nuova normativa elimina questa assurdità procedurale, permettendo di agire immediatamente quando vengono superati i limiti temporali stabiliti dalla legge: tre anni per il primo grado, due anni per l'appello, un anno per la Cassazione, tre anni per l'esecuzione e sei anni per le procedure concorsuali.
Il riconoscimento della Corte Costituzionale e le pressioni europee
La modifica normativa rappresenta il recepimento ufficiale di quanto già affermato dalla Corte Costituzionale in diverse occasioni. Le sentenze n. 30/2014 e n. 88/2018 avevano, infatti, già evidenziato l'incostituzionalità del vecchio sistema, sottolineando come fosse irragionevole costringere i cittadini a subire ulteriori attese per ottenere il risarcimento di ritardi già patiti.
Ma non sono state solo le pressioni interne a spingere verso questa riforma: la Corte Europea dei Diritti dell'Uomo ha ripetutamente censurato l'Italia per i tempi biblici della giustizia, minacciando sanzioni sempre più pesanti. Il legislatore italiano è, quindi, dovuto correre ai ripari per evitare ulteriori condanne internazionali e per restituire credibilità a un sistema giudiziario da troppo tempo sotto accusa. Questa riforma rappresenta, dunque, non solo un beneficio concreto per i cittadini, ma anche un tentativo di riabilitazione dell'immagine del nostro Paese di fronte alle istituzioni europee.
Nuove scadenze ferree: un anno per non perdere tutto
Il Decreto Giustizia non si limita a semplificare l'accesso all'indennizzo, ma introduce anche regole più rigide nella fase di riscossione delle somme dovute. Chi ottiene il riconoscimento dell'equa riparazione deve ora presentare obbligatoriamente la dichiarazione all'Amministrazione entro un anno dalla data di pubblicazione del decreto.
Non si tratta di una semplice formalità: il mancato rispetto del termine comporta la decadenza totale dal diritto, non più solo la perdita degli interessi come avveniva in precedenza. Il legislatore ha voluto essere chiaro e inflessibile su questo punto, eliminando ogni possibile speculazione da parte dei creditori (che potrebbero essere tentati di ritardare la richiesta di liquidazione, per far maturare ulteriori interessi sulle somme riconosciute).
Non si tratta di una semplice formalità: il mancato rispetto del termine comporta la decadenza totale dal diritto, non più solo la perdita degli interessi come avveniva in precedenza. Il legislatore ha voluto essere chiaro e inflessibile su questo punto, eliminando ogni possibile speculazione da parte dei creditori (che potrebbero essere tentati di ritardare la richiesta di liquidazione, per far maturare ulteriori interessi sulle somme riconosciute).
Tuttavia, sono previste alcune garanzie di salvaguardia: se la dichiarazione risulta incompleta o irregolare, è possibile integrarla con le correzioni necessarie, anche se – senza questi adeguamenti – l'ordine di pagamento non può essere emesso e non maturano nemmeno gli interessi spettanti.
Semplificazioni burocratiche e applicazione retroattiva
L'ultima grande novità riguarda l'eliminazione dell'obbligo di rinnovo biennale della dichiarazione del creditore, un adempimento burocratico che era stato introdotto dalla Legge di Bilancio 2025 e che rappresentava un ulteriore ostacolo per chi attendeva il pagamento. Ora sarà direttamente l'Amministrazione, se lo riterrà necessario, a richiedere eventuali aggiornamenti, alleggerendo così il carico burocratico sui cittadini.
Le nuove regole hanno inoltre efficacia retroattiva, applicandosi anche a chi ha ottenuto l'indennizzo dopo il 1° gennaio 2022, data di attivazione del sistema telematico per la presentazione delle domande.
Il decreto introduce, infine, un importante obbligo di pubblicità delle nuove regole, garantendo che tutti i creditori siano adeguatamente informati dei loro diritti e doveri. Questa trasparenza informativa rappresenta un ulteriore passo avanti verso un sistema più equo e accessibile, che finalmente mette al centro i diritti dei cittadini invece di nascondersi dietro cavilli burocratici e procedure labirintiche.
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