Pubblicato il: 31/12/2024
Un pensionato di 73 anni, residente a San Casciano Val di Pesa, ha ottenuto un risarcimento di 18.039 euro da parte di Poste Italiane, dopo essere stato vittima di una truffa informatica.
La causa legale, che ha visto la condanna dell'azienda, è stata decisa dalla terza sezione civile del tribunale di Firenze, la quale ha stabilito che Poste Italiane non aveva adottato misure di sicurezza adeguate per proteggere il cliente. Vediamo nel dettaglio come è avvenuta la truffa e le implicazioni legali.
La truffa del falso SMS
Il 18 ottobre 2021, l'uomo ha ricevuto un SMS che sembrava provenire ufficialmente da Poste Italiane. Il messaggio, con tanto di logo dell'azienda, segnalava un problema sul suo conto e lo invitava a cliccare su un link per risolverlo. Una volta cliccato sul link, il pensionato è stato contattato telefonicamente da un falso operatore di Poste, che lo ha indotto a inserire la tessera Postamat in un lettore, spiegando che era necessario farlo per risolvere un problema di sicurezza.
Seguendo queste indicazioni, i truffatori sono riusciti a ottenere tutte le credenziali necessarie per accedere al conto bancario del pensionato, eseguendo nove operazioni fraudolente che hanno portato al prelievo di 18.039 euro, trasferiti in buoni fruttiferi postali. Quando il pensionato ha cercato di contattare l'operatore senza ricevere risposta, si è recato di persona in filiale, scoprendo così di essere stato truffato.
La reazione di Poste Italiane e la denuncia del pensionato
Nonostante il pensionato abbia denunciato l'accaduto, Poste Italiane ha inizialmente rifiutato di rimborsare il denaro rubato. L'azienda ha sostenuto di non essere responsabile per l'evento. Di fronte al diniego, il pensionato ha deciso di intraprendere un'azione legale, che ha portato alla causa civile. Alla fine, il tribunale di Firenze ha dato ragione al cliente, ordinando a Poste Italiane di risarcirlo per l'intero importo.
La sentenza: la responsabilità di Poste Italiane
La giudice Elisabetta Carloni ha sottolineato che Poste Italiane non aveva messo in atto misure di sicurezza sufficienti per proteggere il cliente da attacchi informatici come il phishing. La sentenza ha evidenziato che l'azienda avrebbe potuto prevenire il danno implementando sistemi di protezione più avanzati, come la doppia autenticazione con codice OTP (One-Time Password), che avrebbe reso più difficile per i truffatori accedere al conto del pensionato.
La sentenza ha anche affermato che non c’era alcuna negligenza da parte del pensionato, che aveva seguito correttamente le istruzioni per l'accesso al proprio conto.
La responsabilità degli istituti bancari nelle truffe informatiche
Questa sentenza ribadisce un principio fondamentale in materia di sicurezza bancaria: le banche e gli istituti finanziari hanno l’obbligo di proteggere i propri clienti da truffe informatiche. Il phishing è una delle tecniche di truffa più comuni, che sfrutta inganni per ottenere dati sensibili. In questo contesto, la responsabilità delle banche nell'assicurare la protezione delle operazioni online è sempre più rilevante.
A conferma di questo principio, anche la Corte di Cassazione, con una sentenza recente, ha stabilito che le banche devono dimostrare di aver implementato misure di sicurezza adeguate per proteggere le operazioni online e per verificare che ogni transazione sia realmente autorizzata dal correntista. La sentenza del tribunale di Firenze ha applicato queste linee guida, condannando Poste Italiane per non aver tutelato adeguatamente il suo cliente.
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