Negli ultimi anni, la tecnologia ha rivoluzionato vari settori, e il campo della salute mentale non fa eccezione. Gli investitori stanno scommettendo in startup intente a sviluppare soluzioni di intelligenza artificiale per affrontare le crescenti sfide di un settore in rapida espansione. Quello della salute mentale è infatti un tema caldo nella società odierna, sempre più persone sembrano necessitare di un’assistenza sanitaria mentale, in particolare dopo l’avvento del COVID-19, e recentemente questo discorso si sta intrecciando con un’altra realtà diffusa, ovvero quella dell’intelligenza artificiale, indirizzando il dibattito verso una soluzione che tragga a proprio scopo i vantaggi di una e dell’altra.
Yung Sidekick: l’intelligenza artificiale al servizio della salute mentale
Un esempio emblematico è Yung Sidekick, un’azienda di Miami che ha recentemente raccolto 825.000 dollari in finanziamenti pre-seed, quindi in fase embrionale, per la creazione di una piattaforma IA dedicata ai professionisti della salute mentale. Secondo l’American Psychological Association, il 45% degli psicologi segnala una forma di burnout, e la burocrazia che pesa sulle loro spalle è una delle principali cause. Gli strumenti come quelli offerti da Yung Sidekick potrebbero aiutare questa pressione, consentendo ai professionisti di dedicare più tempo al supporto dei pazienti.
La piattaforma di Yung Sidekick sfrutta l’AI per automatizzare compiti amministrativi come la generazione di note cliniche, riducendo il tempo necessario per queste operazioni a soli due minuti. Inoltre, la startup ha in programma di lanciare un assistente AI in grado di fornire ai terapeuti accesso immediato ai dettagli delle sessioni e alla cronologia del cliente, migliorando così l’efficacia del trattamento.
L’evoluzione degli strumenti di AI nella salute mentale
Gli strumenti di IA stanno diventando sempre più sofisticati: “Strumenti come Hume AI adottano un approccio scientifico…e incorporano un approccio multimodale. Ciò significa che l’IA può interpretare non solo ciò che una persona dice, ma anche segnali vocali e gesti fisici legati alle sue emozioni o all’esperienza attuale”, evidenzia Kathleen Perley, professoressa GenAI presso la Jones Graduate School of Business (Rice Business) presso la Rice University.
La pandemia ha accelerato l’adozione della telemedicina e, di conseguenza, anche dell’intelligenza artificiale nell’assistenza sanitaria mentale. Le nuove leggi che consentono ai fornitori di servizi di curare i pazienti virtualmente, anche oltre i confini statali, hanno infatti aumentato l’accessibilità di tali servizi di salute mentale, stimolando l’innovazione in questo settore.
L’AI e la rilevazione delle psicopatologie
Le parole sono fondamentali per esprimerci, ma a volte ciò che non diciamo può rivelare ancora di più sulle nostre emozioni e il nostro stato d’animo. Con l’introduzione dell’intelligenza artificiale nella psicoterapia, si stanno esplorando nuove tecniche per migliorare la comprensione delle psicopatologie: in questo ambito una ricerca interessante è quella condotta dal professore di psicologia molecolare all’Università di Ulm in Germania e dai suoi colleghi, sui biomarcatori e la fenotipizzazione digitale. Questi biomarcatori sono come “impronte digitali” che forniscono indizi sulla neurobiologia di una persona.
Grazie all’analisi dei dati raccolti dai dispositivi mobili e all’uso di tecniche di apprendimento automatico, queste impronte digitali possono essere trasformate in informazioni utili per capire meglio condizioni come la depressione o altre patologie mentali. Questo significa che i sistemi di intelligenza artificiale possono rilevare i sintomi e intervenire in modo preventivo per correggere comportamenti dannosi, come il gioco d’azzardo patologico o la sedentarietà sul lavoro.
Verso un equilibrio tra intelligenza artificiale e intervento umano nella salute mentale
Nonostante i progressi, gli esperti avvertono di non considerare l’intelligenza artificiale come un sostituto dei terapeuti umani. La Perley afferma: “L’ AI dovrebbe essere vista come un meccanismo di supporto piuttosto che un sostituto”. Gli strumenti di AI possono essere utilizzati per creare piani di trattamento personalizzati e migliorare l’aderenza alle terapie, ma il legame umano rimane fondamentale.
L’uso dell’intelligenza artificiale solleva importanti questioni etiche, in particolare riguardo alla privacy e alla responsabilità per le decisioni prese dagli algoritmi. È fondamentale riflettere sulle limitazioni di questi sistemi, come il rischio di bias nei dati che li alimentano o la prevedibile mancanza di empatia.
Yung Sidekick si sta impegnando a mantenere questo equilibrio , integrando l’IA con un approccio incentrato sul paziente. Michael Reider, CEO e co-fondatore di Yung Sidekick, ha dichiarato che l’azienda sta lavorando a una piattaforma che integra funzionalità di chat AI per migliorare l’esperienza terapeutica.
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L’articolo Come l’AI sta cambiando il panorama della salute mentale proviene da FuturaTech.