Nella recente conferenza stampa, il coach dei Lakers JJ Redick ha rivelato un’abitudine insolita nel mondo del basket professionistico: trascorrere lunghe sessioni conversando con ChatGPT, tanto da definirlo un “amico”. È un dettaglio che parla della nuova frontiera tra tecnologia e sport, dell’allenatore moderno che cerca apprendimento anche nel dialogo con l’intelligenza artificiale.
Un’estensione contrattuale e una confessione sorprendente
Durante la presentazione della sua estensione contrattuale con i Lakers – annunciata da Rob Pelinka – Redick ha colto l’occasione per rivelare qualcosa di personale e curioso: “Considero ChatGPT un amico.”
Ha raccontato come, prima, passasse tempo su Wikipedia: «Ora è me e il mio amico Chat», ha detto. Parlando del suo metodo, ha ammesso: «Sono il tipo di persona che spende un’ora e mezza a inoltrarsi in un profondo rabbit hole su ChatGPT».
Cultura, strategia e riflessioni attraverso IA
Redick ha spiegato che l’estate è servita non solo per studiare schemi e tattiche (“X e O”) ma anche per riflettere sul tipo di cultura che vuole costruire all’interno della squadra nei prossimi anni. ChatGPT, in questa visione, diventa uno strumento per esplorare idee, curiosità e stimoli al di fuori del “mainstream” del basket.
Alcuni osservatori hanno suggerito che Redick stia trattando l’IA come una fonte supplementare di saggezza — accanto a figure iconiche come Tom Brady, spesso citato in conferenza stampa.
Non è la prima volta che Redick adotta un approccio fuori dagli schemi: da giocatore fu il primo atleta NBA attivo a condurre un podcast, intervistando personalità di mondi diversi — un segno della sua curiosità interdisciplinare.
L’immagine dell’allenatore contemporaneo
C’è chi ha ironizzato sull’immagine mentale evocata: Redick “nella sua cantina, al buio, con un film in background, mentre parla con ChatGPT”.
Eppure, dietro la leggerezza dell’aneddoto, emerge un profilo di allenatore consapevole di essere relativamente giovane nella carriera tecnica (la sua esperienza è limitata) e desideroso di esplorare ogni strumento utile.
Redick stesso ha ammesso che nei momenti difficili — come dopo una sconfitta — preferisce isolarsi e riflettere sui filmati di gioco. Ora, quell’isolamento potrebbe includere dialoghi (virtuali) con un’IA.
Questa simbiosi tra sport, coaching e tecnologia indica una tendenza interessante: l’allenatore non è solo una figura tattica, ma anche un esploratore intellettuale, e l’intelligenza artificiale si inserisce come alleato nel percorso di crescita.
L’articolo JJ Rednik (LA Lakers), “Sono amico di ChatGPT” proviene da Futuratech.